Il Messaggero, 22 dicembre 2015
Il Trap contro Blatter: «Ai Mondiali 2002 gli dicevo i miei dubbi sull’arbitro, mi rideva in faccia»
Dopo la sentenza che ha azzerato il vertice della Fifa, con la squalifica di 8 anni nei confronti di Sepp Blatter e Michel Platini, a Giovanni Trapattoni sono tornate alla mente alcune delle situazioni storiche che hanno penalizzato il suo lavoro da ct azzurro. «Come si fa a dimenticare?...»
A cosa si riferisce in particolare?
«Al Mondiale, in Giappone e Corea del 2002, dove l’Italia subì torti clamorosi (espulsione ingiusta di Totti, gol valido annullato a Tommasi) che portarono all’immeritata eliminazione della Nazionale, contro la Corea del Nord, al termine dei tempi supplementari».
Gli sfortunati Mondiali che la videro protagonista di una furibonda polemica, quasi un duello rusticano con Blatter.
«Certamente. Ricordo che, mentre gli esternavo la mia rabbia per le evidenti ingiustizie, cercando di argomentare lo sfogo con fatti concreti sugli errori arbitrali, lui mi rideva in faccia...»
Senza risponderle?
«Mai una replica, forse perché sapeva che stavo dicendo cose vere. Dal canto suo soltanto dei sorrisini, con quel ghigno da paravento inconfondibile, che facevano aumentare la mia ira. Certe scene le ho rivissuto spesso in quanto hanno rappresentato il momento più brutto della carriera da allenatore, che pur è stata fortunata perché mi ha regalato tantissimi successi e soddisfazioni. E, adesso più che mai, anche alla luce degli ultimi eventi accaduti, capisco che non mi sbagliavo».
A pensare cosa?
«Probabilmente alcune partite dovevano andare in un certo verso, come quella diretta dall’arbitro Moreno contro la Corea del Nord. Sul momento mi vennero dei forti dubbi, gli stessi che toccarono milioni di italiani davanti alla televisione, in merito alle decisioni arbitrali che ci penalizzarono in maniera plateale e ingiustificata. Oggi, a distanza di tredici anni, il quadro appare più chiaro anche se, almeno personalmente, lo è sempre stato sin dal primo momento».
Sul potere che aveva il presidente Blatter?
«Sì, perché è sempre stato il padre-padrone del sistema calcistico mondiale. Non posso entrare nel merito della lunga squalifica che gli è stata inflitta, in quanto non conosco i motivi che l’hanno determinata. Non voglio fare il Ponzio Pilato della situazione perché, in casi del genere, bisogna aver letto le carte prima di esprimere un giudizio attendibile. Però Blatter, anche senza entrare nello specifico, ha sempre fatto quello che voleva, indirizzando le scelte importanti».
Un dirigente che sembrava intoccabile.
«Il suo è stato un sistema forte e inattaccabile, amministrato con tutto l’immenso potere del quale disponeva. Un potere collaudato e rinforzato dal tempo e dai suoi legami all’interno della Fifa».
Grazie alla squalifica si volterà pagina?
«Finalmente, è proprio il caso di dirlo. Occorreva arrivare a uno scandalo di queste proporzioni per cambiare faccia al sistema. Ad ogmi modo, penso che Blatter avesse comunque fatto il suo tempo e che un ricambio generazionale fosse proprio necessario per guardare avanti con delle innovazioni. È una legge di vita: dopo tanti anni c’è bisogno di un mutamento e di affidarsi a nuovi personaggi».
Crede che la situazione migliorerà?
«Penso di sì, perché il prossimo presidente designato avrà maggiore entusiasmo e l’obiettivo di cambiare in maniera decisa, anche per ridare un’immagine forte e credibile alla Fifa. Mi auguro che voglia gestirla con metodi diversi rispetto al signor Blatter. Quello che è stato appartiene ormai al passato ma non potrò mai dimenticarlo».