Corriere della Sera, 22 dicembre 2015
L’eccezionalità di Checco Zalone nel salotto di Fazio
Fabio Fazio ha chiuso alla grande il 2015. La puntata di «Che tempo che fa» ci ha offerto un’intervista a Ignazio Visco, il governatore della Banca d’Italia, invitato a discutere della crisi successiva al dissesto delle quattro banche commissariate (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara) e del dramma delle migliaia di investitori finiti sul lastrico (a Visco, però, avrei chiesto: perché la Banca d’Italia interviene quando i buoi sono già scappati, come nel caso del Monte dei Paschi?).
Fazio ci ha anche offerto un’esibizione di Laura Pausini per la presentazione del suo nuovo album e, soprattutto e sopra tutti, la prima volta di Checco Zalone nel salotto di Raitre (domenica, 20.10). Si potrebbe dire che ci sono voluti tre grandi successi cinematografici prima che un certo mondo televisivo si accorgesse che Zalone è davvero unico.
Checco ha iniziato un po’ contratto, ha mostrato i promo virali costruiti apposta per il lancio del film (ma non sono scene tratte dal film), e a poco a poco ha preso in mano la situazione, conducendo il gioco. Prima ha interpretato una canzone di De Gregori in chiave neomelodica, poi ha fatto una strepitosa parodia di Massimo Gramellini (ha spiegato il suo film servendosi di alcune parole chiave) e infine ha cantato un omaggio ad Adriano Celentano. Zalone è così diverso dagli attori che normalmente vanno in tv a presentare i loro film che qualcuno gode ad appioppargli la nomea di «cattivo», di politicamente scorretto. Niente di più sbagliato. Da due battute che all’impronta ha fatto a Fazio («L’arte non si spiega» e «Quanti milioni fai d’ascolto? Quattro? Io te ne porto altri quattro») si capisce come lo sguardo di Zalone si posi beffardo su tutto ciò che è convenzione, ideologia corrente, spirito del tempo, si faccia forte di emozioni che sfidano la certezza dell’imminente delusione. È stato un piacevolissimo incontro, nell’attesa di Quo vado.