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 2015  dicembre 22 Martedì calendario

Il nuovo piano industriale di Rcs lascia molto scettici

Il nuovo piano industriale per Rcs convince il mercato che spinge il titolo al rialzo del 12% fino a 0,54 euro. C’era molta attesa per il primo confronto del neo ad Laura Cioli con il giudizio degli analisti, ma il primo esame sembra superato. I numeri snocciolati dalla manager sono importanti e, se realizzati, possono condurre al rilancio del gruppo addirittura senza il ricorso a un nuovo aumento di capitale. Ma gli obbiettivi molto ambiziosi lasciano spazi agli scettici, che finora hanno assistito a una sequela di annunci con poco costrutto. Nel concreto il piano Cioli per il triennio 2016-2018 prevede un aumento dei ricavi al ritmo dell’1,5% all’anno, tagli dei costi per 60 milioni, il raddoppio dell’Ebitda che passerebbe da circa 70 a circa 140 milioni, il ritorno all’utile già nel 2016, il calo dell’indebitamento fino a 290 milioni a fine piano.
Ed ecco i giudizi dei tre principali broker del mercato italiano. «I target sono ambiziosi e sfidanti – è stato il commento a caldo degli analisti di Intermonte – ci aspettiamo che il mercato reagisca positivamente». E poi: «Il piano se implementato correttamente potrebbe evitare a Rcs l’aumento di capitale – spiega Akros -. Facciamo notare che in generale i target sono migliori delle nostre stime sia nel breve sia nel medio termine e vediamo spazi positivi sia sul fronte dell’Ebitda sia su quello dell’indebitamento netto». Infine Equita: «I target ci paiono più aggressivi in termini di crescita dei ricavi e delle efficienze per 60 milioni. Il trend del debito atteso nel 2016 a 400 milioni e 360 milioni nel 2017 è peggiore delle attese».
Il piano Cioli, dal punto di vista industriale, prevede 75-80 milioni di investimenti e una crescita dei ricavi digitali dal 14 al 20% del totale. Un salto da realizzare con una novità importante. «Entro fine gennaio introdurremo un nuovo metodo di pagamento per il sito Corriere
della Sera, il metered paywall. I contenuti ad alta qualità devono essere pagati. Siamo i primi in Italia», ha detto Cioli. Ottimista al riguardo il direttore finanziario Riccardo Taranto: «Il numero di abbonati digitali paganti raddoppierà nel periodo per il Corriere della Sera». Intanto però occorre fare i conti con il flop della Gazzetta Tv per la quale si pensa a un trasferimento su web e mobile. E bisogna finalizzare altre due dismissioni, la spagnola Veo Tv e Sfera. Poi a gennaio il nuovo confronto con le banche. «Non ci possono imporre un aumento di capitale, se noi non lo vogliamo. La discussione ora sarà sulle condizioni del finanziamento», conclude Cioli.