La Stampa, 22 dicembre 2015
Te lo ricordi Iaquinta? Ora va a processo per ’ndrangheta
Vanno a processo in 147 per l’inchiesta che ha svelato quanto fosse profonda la penetrazione della ’ndrangheta in terra emiliana. Fra loro, anche l’ex attaccante della Juventus e nazionale di calcio Vincenzo Iaquinta, campione del mondo nel 2006, e suo padre Giuseppe: il primo per violazione delle norme in materia di armi aggravata dall’aver agito per favorire l’associazione mafiosa, e il secondo per partecipazione all’associazione stessa. I rinvii a giudizio firmati ieri dal Gup Francesca Zavaglia nella maxi-aula ricavata in un padiglione della fiera di Bologna accolgono così l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia, che aveva sottoposto a indagine 239 persone per 200 capi d’imputazione, dall’estorsione all’usura, dal furto all’incendio, all’intestazione fittizia di beni. Un’inchiesta-monstre che ha portato alla luce un’organizzazione criminale localizzata fra Reggio, Modena e Parma, e dotata di autonomia d’azione rispetto alle cosche calabresi di provenienza. Le attività illecite hanno interessato anche la ricostruzione del dopo-terremoto del 2012, con tanto di risate al telefono fra alcuni indagati per la possibilità di business. «Riteniamo che questo primo importante step processuale possa essere inteso come una conferma del lavoro fin qui svolto», commenta il procuratore reggente di Bologna, Massimiliano Serpi. Fra i rinviati a giudizio, prima udienza a Reggio Emilia il 23 marzo, ci sono l’imprenditore edile Augusto Bianchini, accusato di concorso esterno, e Michele Bolognino, accusato dai pm Mescolini e Ronchi di essere uno dei promotori dell’organizzazione e di tenere i collegamenti con la cosca Grande Aracri di Cutro.