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 2015  dicembre 22 Martedì calendario

Il giorno in cui Le Roi Platini cadde dal piedistallo

Dice Michel Platini: «Sono in pace con la mia coscienza. Questa vicenda è tutta una messinscena e io andrò fino in fondo». Ancora non si è capito se il giorno in cui Le Roi cade dal piedistallo è un bel giorno oppure no per il calcio che dal francese e dalla sua grandeur si era fatto piacevolmente ammaliare senza porsi troppe domande. Sicuri che Platini fosse l’uomo giusto cui affidarsi, il dirigente migliore di cui fidarsi. Traditore e traditi stanno sullo stesso piano oggi, abituati per troppo tempo a spartirsi il presente e il futuro. Ma quello che ci si chiede, nell’ora dell’ammaina bandiera, è come abbia fatto Michel Platini, uomo furbo se ce n’è uno, a farsi trovare solo in mezzo al campo, a ignorare che tessera dopo tessera si andava componendo un puzzle dalla soluzione prima delicata, poi pericolosa e infine esplosiva. Un’escalation di anomalie che Platini ha sempre affrontato alzando le spalle, «ouf!» e pare di sentirlo.
Pistola fumante
A cominciare dalla pistola fumante, almeno per la commissione etica, quell’assegno da 1,8 milioni di euro firmato da Blatter ricevuto 9 anni dopo la consulenza. E guardacaso in piena campagna elettorale dell’allora Supremo. Alla richiesta di motivazioni se non ancora di giustificazioni che ti fa il presidente dell’Uefa? Prova il tunnel: «Non so niente, dei contratti se ne è sempre occupata mia moglie». Giocoliere con le parole come lo era da calciatore. Una palla di neve diventata valanga: difficile pensare che lui fosse inconsapevole degli effetti collaterali. Più probabile si sentisse invulnerabile. Dotato di bacchetta magica per far sparire le magagne sotto il tappeto. Nel suo caso rosso, passerella verso il trono. Così con la storia del figlio Laurent per anni dirigente della società di investimenti qatariota legata al gruppo che gestisce il Paris Saint Germain, uno dei club dai bilanci drogati e vertiginosi. Proprio quelli che il fairplay finanziario voluto da Platini avrebbe dovuto punire. Qualcosa da dichiarare? Ouf! E siccome sceicco chiama sceicco nemmeno la giravolta del 2010 ha scalfito la sua onnipotenza. All’Eliseo, quella notte, l’allora presidente francese Sarkozy trattava affari con il Qatar, cena di Stato e tra gli invitati c’era pure Michel. Fino all’antipasto il Mondiale 2022 l’avrebbe assegnato agli Usa, dopo il filet de boeuf gli stava più simpatico il Qatar. Come un Blatter qualsiasi. Richiesto di spiegazioni, Platini è sempre stato coerente: non ne ha mai date. Si credeva intoccabile Le Roi, ma non solo l’hanno toccato: l’hanno anche buttato giù.