Il Sole 24 Ore, 20 dicembre 2015
Cercasi banchiere coraggioso
Cercasi banchiere coraggioso che trovi la forza di fare questo annuncio: mi impegno a dare tutte le informazioni su ogni singolo investimento offerto alla clientela in un paio di paginette e, soprattutto, mi impegno a indicare in modo chiaro e sintetico il grado di rischiosità di ogni singolo prodotto finanziario. Qualcosa che assomigli alla posologia e agli effetti collaterali del bugiardino che trovi nella confezione del medicinale, non è facile dimostrare quanti siano quelli che lo leggono per intero ma è certo che sono davvero pochi quelli che non vanno a dare un’occhiata alle due o tre cose fondamentali: posologia, effetti collaterali, composizione. In questi giorni sono tanti, troppi, a scherzare con il fuoco e alimentano, più o meno consapevolmente, l’incendio della psicosi e delle paure ingiustificate che fa un falò di credito e fiducia e mette a rischio il patrimonio più grande di questo Paese, il suo risparmio.
Serve un gesto forte, di assoluta semplicità, che sappia restituire alla banca come istituzione la fiducia rubata dal malaffare che ha riguardato, in un contesto di degrado accelerato dal cortocircuito della grande crisi, quattro banche locali e, in particolare, solo l’1% dei loro clienti, quelli che hanno acquistato bond subordinati, con profili peraltro tra di loro differenziati. Altrimenti, senza questo gesto forte, la demagogia rende tutto opaco e tutti uguali, si perde il senso delle proporzioni e, quasi senza accorgersene, si finisce con il dubitare di tutto e tutti. Un male oscuro che nasconde la forza oggettiva di un sistema solido che ha dovuto fare i conti con il nuovo ’29 e una recessione che hanno avuto per noi gli effetti di una guerra persa, un male oscuro da stroncare sul nascere perché, se non contrastato, penetra in profondità, corrode le radici di una sana economia di mercato e può minarne pericolosamente le fondamenta.
Avevamo chiesto (SERIETÀ, sabato 12 dicembre) di risparmiarci almeno il balletto delle responsabilità del giorno dopo, il vuoto della politica con la P maiuscola, e non solo, ha fatto sottovalutare il pericolo, ha ingigantito gli effetti del problema europeo, a pochi giorni dall’entrata in vigore del bail-in che ricorda a tutti che nulla sarà più come una volta, si è stati troppo zitti prima e c’è il rischio che si alzi troppo la voce dopo. Il sistema istituzionale italiano, governo, Banca d’Italia, Consob e ora anche l’Anac con le sue giuste responsabilità su arbitrati e corruzione, deve dimostrare di sapersi muovere unito, nella diversità dei ruoli, con il peso, le competenze e l’autorevolezza di un grande Paese in casa e fuori nel solco europeista dei fondatori lucidamente tracciato dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel suo intervento a Strasburgo, molto apprezzato.
Continua pagina 25 Roberto Napoletano
Continua da pagina 1 Senza una Banca d’Italia forte nella Banca centrale europea, la sacrosanta battaglia di Renzi perché il fondo unico europeo a garanzia dei depositi diventi realtà e affinché politica monetaria e vigilanza procedano in armonia sotto la Bce, ha meno armi per risultare vincente. La fiducia politica ottenuta in Parlamento dal ministro Boschi, con un intervento rigoroso e tratti umani veri sul rapporto con il padre vicepresidente di Banca Etruria sanzionato da Bankitalia ma non indagato, impone al governo nel suo complesso di non dimenticare mai che la fiducia politica ha bisogno, come ha ricordato ieri Lina Palmerini su queste colonne, di quella popolare e si nutre di scelte che allontanino l’ombra dei conflitti di interesse di territorio, ogni volta che fa una nomina, evitando critiche in alcuni casi fondate in altri superficiali e arbitrarie. È giusto, assolutamente necessario, che le responsabilità tutte, politiche, di vigilanza, malaffare, di mercato e di legislazione, vengano perseguite nelle sedi appropriate, scavando in profondità e senza riguardi per nessuno, operando però caso per caso, chiarendo ruoli e confini di ogni singola azione, e avendo la consapevolezza che polverone e demagogia possono avere conseguenze catastrofiche sulla debole ripresa italiana. Non bisogna smarrire mai l’accortezza di sottolineare che il sistema del credito di casa nostra ha vizi e ha commesso errori, ma è complessivamente sano, non ha bruciato risorse pubbliche, e nulla può seriamente alimentare i comportamenti da psicosi collettiva che sono sotto gli occhi di tutti.
Questo giornale, in assoluta solitudine e in tempi non sospetti, ha denunciato pratiche poco commendevoli nel mondo del credito popolare, dove si scambiavano acquisti di azioni e obbligazioni con l’erogazione di mutui e di finanziamenti, e anche per questo ritiene di avere le carte in regola per chiedere oggi che la svolta parta da dentro il sistema delle banche, dai suoi uomini migliori, con la testa e il cuore di chi vuole parlare con il popolo dei risparmiatori in modo diretto e trasparente. Abbiamo voluto sintetizzare in cinque punti il nostro manifesto per la tutela del risparmio: semplificazione, separazione netta tra erogazione di credito e vendita prodotti, diversificazione del rischio di portafoglio, sanzioni mirate e revocatorie su stipendi e bonus di amministratori per le forzature di vendita, educazione finanziaria. Questo manifesto lo ritrovate per intero in questa pagina, ma abbiamo voluto fare di più e, a partire da martedì prossimo, per sette giorni consecutivi, il Sole 24 Ore regalerà ai suoi lettori il Salvarisparmio, vero e proprio manuale di educazione finanziaria. Una promessa: metteremo insieme il massimo del rigore e il massimo della divulgazione, dovremo essere accessibili sempre a tutti, e vi inonderemo di parole chiave, di risposte alle vostre domande, segnaleremo puntualmente l’avvertenza principale da tenere presente e vi condurremo per mano tra profili di rischio, prospetti informativi e contratti, dentro la banca, tra gli intermediari, i prodotti, il risparmio gestito. Torniamo a dirvi come stanno davvero le cose, siamo certi di potervi dare una mano, questo è il nostro mestiere, e siamo convinti che il nostro Salvarisparmio sarà un investimento che si ripaga, vogliamo credere che sia così.
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C’è un altro investimento che si ripaga e che appartiene alla storia di questo giornale, si chiama cultura, la magia della Domenica del Sole, che si ripete da 32 anni e da oggi la potete consultare nel suo archivio online in regalo per un mese (www.archiviodomenica.ilsole24ore.com) saltando da un anno all’altro con un semplice clic che vi consentirà scorribande nella testa e negli scritti di Ludovico Geymonat, filosofo della scienza e marxista, che dice a Cossutta di avere trovato sulle pagine della cultura del Sole “il mio luogo di libertà”, o di un Federico Zeri che attribuisce alcuni dipinti di Assisi alla mano di Cavallini e non di Giotto. Il manifesto di bioetica laica del 1996 e un memorabile cardinale Martini sul caso Welby, gli esercizi spirituali di Gianfranco Ravasi con il papa dimissionario Ratzinger, le foto inedite a colori di Hitler e Mussolini. Platone e il genio didascalico di Giovanni Reale, una storia che inizia e prosegue oggi con i critici teatrali e cinematografici, Renato Palazzi e Roberto Escobar, i pesi massimi Eugenio Garin, Giovanni Pettinato, Alvar González-Palacios, Massimo Firpo, Carlo Ossola, Angela Vettese, i Posacenere di Andrea Camilleri e il Vivario di Maurizio Maggiani. Potrete incontrarvi con l’ironia amara di Peppo Pontiggia: «I narratori dovrebbero realizzare l’unica etica che appartiene a loro, l’etica del racconto. Potrà apparire cinica, tragica, disperata. Ma l’occhio che guarda il male è più prezioso di quello che si chiude». In questo unicum inscindibile di testi, foto disegni, dove scienza e filosofia, sotto la regia vigile di Armando Massarenti, si incrociano con la letteratura, l’arte, la religione, tutto si tiene, una voce fuori dal coro certo, che parla all’intelligenza del lettore.
C’è una storia affascinante, intrigante, che aspetta solo di essere ripercorsa, da ognuno a modo suo. Io cercherò gli elzeviri di Vincenzo Cerami, un amico che non c’è più e di cui sento ogni giorno di più la mancanza, con quella capacità tutta sua di restituirti luoghi, fatti e persone. Qualcosa che complessivamente resta dentro e sembra non finire mai come la fucina e il mercato delle idee. Un presidio morale per il Paese.