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 2015  dicembre 20 Domenica calendario

Il mondo nel 2026 visto da Alec Ross. Il consulente per l’Innovazione della Clinton immagina macchine che diranno agli umani cosa fare, monete virtuali e medicina personalizzata

Nel 1995, appena uscito dall’università, mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse scritto un libro su quel che ci riservava il futuro in fatto di innovazione. Internet stava nascendo proprio allora. Il primo browser commerciale, Netscape Navigator, era appena stato lanciato e stava trasformando internet in un mezzo di comunicazione di massa. Nel gennaio del 1995 due studenti di ingegneria elettronica della Stanford University creavano Yahoo!, il primo motore di ricerca di massa, e a luglio dello stesso anno Amazon vendeva il primo libro online, dando inizio al fenomeno di massa dell’e-commerce. Allora quei cambiamenti tecnologici non mi sembravano poi così importanti. 
Come i miei amici appena laureati, anch’io inviavo le domande di lavoro per posta, infilando nelle buste lettere di presentazione e curriculum, sperando di ricevere una risposta qualche settimana più tardi. Non avremmo potuto neanche immaginare di mandare curriculum in file pdf via email, o di cercare lavoro su social network come LinkedIn. Nel 1998 il volume delle email superava per la prima volta quello della posta ordinaria. Oggi, più di 8 milioni di italiani usano LinkedIn. Eppure, tutti questi cambiamenti non sono nulla in confronto a quelli che verranno e che saranno altrettanto rivoluzionari come lo è stata la creazione di internet. Nel mio libro The Industries of the Future cercherò di tracciare una mappa del futuro come avrei voluto trovarne una vent’anni fa. Il libro uscirà in inglese e in italiano nel 2016. Non azzeccherò tutto, ma qualcosa sì. Come disse scherzosamente il fisico Niels Bohr: «Le previsioni sono molto difficili, soprattutto per il futuro». Ecco dunque i settori tecnologici e scientifici che quasi certamente si trasformeranno nei prossimi dieci anni. 
Big Data
Nell’età dell’agricoltura la terra era la materia prima. Nell’era industriale lo è il ferro, mentre nell’era dell’informazione lo sono i dati. Il 90% dei dati di tutto il mondo è stato creato negli ultimi due anni, e la maggior parte di essi proviene da circa 16 miliardi di dispositivi connessi a internet. Un Oceano Atlantico di dati non serve a nessuno, se non viene organizzato, valutato e applicato ad attività economiche o a scopi sociali. Con l’aumentare della potenza di calcolo e di apprendimento delle macchine, le aziende stanno sviluppando potenti algoritmi che pescano significati coerenti da questo oceano di dati. 
Il primo esempio è nella pubblicità. I modelli di business di Google e Facebook sono interamente basati sull’applicazione dei Big Data ai messaggi pubblicitari. Di importanza ancora maggiore sarà l’impatto che queste tecniche avranno in settori come la sanità, l’agricoltura e la produzione industriale. Nel settore agricolo, ad esempio, i coltivatori più avanzati del mondo stanno raccogliendo e valutando una enorme quantità di dati in tempo reale su fattori che riguardano il tempo, i livelli dell’acqua e dell’azoto, la qualità dell’aria, le malattie, elementi che variano non solo in ogni azienda o terreno, ma addirittura in ogni metro quadrato di terreno coltivabile. I campi del futuro saranno muniti di sensori che invieranno i dati a una «nuvola» ( cloud ). I dati si combineranno con altri dati provenienti da Gps e da modelli meteorologici e da queste informazioni si potranno creare algoritmi in grado di dare a un agricoltore istruzioni precise su cosa fare, quando e dove intervenire. Questo aumenterà enormemente la produttività agricola. Forse non sarà il metodo migliore per produrre vini pregiati, ma sarà sicuramente utile per aumentare la produzione di generi basilari come il grano e le verdure. Nel mondo sviluppato il cibo costerà meno, e forse si riuscirà a ridurre la fame nei Paesi in via di sviluppo. 
Robotica
I robot del 2020 somiglieranno a quelli dei film e dei cartoni animati degli anni Settanta. E questo dipende fondamentalmente da due settori in evoluzione: la cloud robotics e la branca innovativa della matematica chiamata modeling belief space. Quest’ultima ha reso possibili e programmabili movimenti tridimensionali come quello dell’afferrare, che una volta erano difficili per i robot. La cloud robotics fa sì che i robot non debbano essere dei dispositivi complessi muniti di software costosissimi. Se il robot dorato C-3PO del film Guerre stellari dovesse entrare in una stanza affollata, il software al suo interno gli suggerirebbe di dire gentilmente «mi scusi». Nel futuro C-3PO sarà un robot collegato a internet, e quando entrerà in una stanza affollata si connetterà al cloud e un algoritmo gli darà le istruzioni su cosa dire e fare. Questo renderà la robotica sofisticata molto più conveniente. I robot non saranno più limitati ai lavori manuali e ripetitivi, ma saranno in grado di svolgere compiti logici e originali. Le conseguenze sul lavoro saranno enormi. In futuro, o saremo noi a dire alle macchine cosa fare o saranno loro a dirlo a noi. 
La finanza e la legge
trasformate dalla tecnologia
Il nostro concetto del denaro è legato a qualcosa di tangibile, qualcosa che ha un peso e che è legittimato dai governi. Basta pensare ai vari nomi che gli diamo. Sappiamo tutti che la parola usata per la vecchia moneta italiana, lira, denotava un peso, proprio come il peso spagnolo e il pound britannico. Lo shekel – la parola ebraica per designare la moneta israeliana – deriva da siclo, un’antica unità di peso, e rublo viene da rubiti, che nell’antico russo significava tagliare, perché la moneta originalmente veniva tagliata da una barra d’argento. 
I nostri soldi dovrebbero anche manifestare il potere dello Stato. Si pensi a tutti i re, le regine e i presidenti che compaiono sulle banconote e sulle monete. 
Durante la crisi economica, un gruppo di misteriosi esperti di computer ha ideato Bitcoin, una moneta consistente solo in una sequenza di dati e non legata ad alcun governo. Bitcoin non ha sostituito le valute tradizionali come pensavano alcuni dei suoi primi utilizzatori. Un segnale che Bitcoin avrebbe avuto difficoltà ad essere accettato come moneta corrente è venuto dagli attacchi che gli sono piovuti addosso da Wall Street. Dopo qualche anno Wall Street ha però scoperto che Blockchain, la tecnologia alla base di Bitcoin, poteva far risparmiare all’industria decine di miliardi l’anno; così invece di lanciare insulti, ora sta cercando di capire come utilizzarla. 
Ho avuto l’occasione di parlare di Bitcoin due volte con l’amministratore delegato di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. La prima volta, nel 2013, si è messo a ridere. La seconda, l’anno scorso, ha fatto un mezzo sorriso e ha detto: «Stiamo valutando questa tecnologia». In sintesi, un Blockchain è un database distribuito, una sorta di libro mastro protetto dalla crittografia che consente il trasferimento di beni e servizi senza intermediari. Nei trasferimenti di denaro ci sono di solito moltissimi intermediari. 
All’inizio di questo mese, Goldman Sachs ha depositato una domanda di brevetto per una nuova moneta virtuale che chiama SETLcoin e che utilizza la tecnologia del Blockchain. Con SETLcoin, Goldman Sachs pensa di eseguire istantaneamente transazioni di «beni, titoli (ad esempio azioni, obbligazioni, ecc.), contanti, e/o equivalenti dei contanti tramite una rete peer-to-peer», eliminando i costi associati a questo tipo di scambi. Goldman Sachs non ha intenzione di iniziare a fare affari in Bitcoin invece che in dollari, euro o renminbi: sta piuttosto prendendo lezioni da Bitcoin e utilizzando il Blockchain come protocollo informatico per la propria criptovaluta. 
Allo stesso modo in cui html è diventato il linguaggio del World Wide Web, il Blockchain potrebbe diventare il protocollo per le transazioni in cui è necessario un elevato livello di fiducia. In futuro questo potrebbe rendere in gran parte superfluo il lavoro di avvocati, agenti di borsa e notai. E si potrà trasferire la tecnologia Blockchain anche ad altre transazioni diverse dalle azioni – come la compravendita di terreni. Basta mucchi di carte firmate e decine di migliaia di euro da pagare ad avvocati e notai. Per i consumatori sarà un bel vantaggio, ma per chi ora svolge i lavori che verranno eliminati non sarà piacevole. 
Farmaci personalizzati
Di solito il medico ci prescrive un farmaco che è stato dato in precedenza a milioni di altre persone. Un farmaco che non è stato creato per noi e che di personalizzato ha solo il dosaggio e la frequenza con cui lo dobbiamo prendere. Tutto questo sta per cambiare. La prima mappatura del genoma umano è costata circa 2,5 miliardi di euro, ora il costo è inferiore a tremila euro e sta rapidamente calando. Dato che i medici riescono a ottenere più informazioni sulla nostra specifica costituzione genetica, sarà possibile trovare terapie esclusivamente rivolte a noi. Potrebbe sembrare una fantasia, ma ci stiamo arrivando, e a quel punto l’aspettativa di vita si allungherà di anni. Tutte queste macchine e questi algoritmi introdurranno nella nostra esistenza nuove sfide, ma ci faranno anche vivere più a lungo. 
L’ultima industria multimiliardaria è nata dal codice informatico. La prossima deriverà dal codice genetico.