Il Messaggero, 21 dicembre 2015
Raitre trasmette 87 ore, l’agonia di un uomo ricoverato per un trattamento sanitario ripresa dalle telecamere di sorveglianza
Si comincia su una spiaggia fuori stagione, si finisce con un morto in ospedale. In mezzo non c’è una storia, non ci sono attori, non c’è una trama capace di razionalizzare e in qualche modo consolare. In compenso ci sono le immagini implacabilmente “oggettive” riprese dalle telecamere di sorveglianza dell’ospedale di Vallo della Lucania, dove nell’agosto 2009 si consumò il calvario di Francesco Mastrogiovanni, 58 anni, maestro elementare sottoposto a Tso, Trattamento sanitario obbligatorio.
Ottantasette ore di immagini a bassa definizione e alto potenziale – estetico, civile, morale – già viste on line nella loro integralità da un numero altissimo di persone, ma ora interrogate, compresse, rielaborate da Costanza Quatriglio. Che nel suo sconvolgente documentario 87 ore – Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni, in onda lunedì 28 dicembre in seconda serata su Raitre dopo essere stato presentato anche in Senato, lavora su due piste parallele fino a scoprire che forse sono una cosa sola.
MINACCIA
Da una parte c’è un uomo ridotto a cosa, una persona trattata come un corpo privo di diritti e di emozioni, un paziente che senza veri motivi viene sedato, legato al letto con le cinghie, trattato come una possibile minaccia, nutrito con le flebo visto che rifiuta il cibo. Fino a che non si rassegna, si acquieta, perde coscienza e poco a poco si spegne per un edema polmonare derivante con ogni probabilità dalla contenzione e dall’immobilità forzata. Dall’altra c’è questo sistema impersonale di videosorveglianza che distanzia inesorabilmente il malato dal personale curante, medici o infermieri non fa differenza, cancella le identità, azzera in certo modo l’umanità stessa del paziente. Alzando un muro fra chi dovrebbe curare e chi dovrebbe essere curato.
Impossibile non pensare che si tratta dello stesso sistema di controllo a distanza in uso nelle fabbriche o nei centri commerciali per evitare furti e incidenti (si può perfino pensare ai video su cui i piloti dei droni controllano l’esito delle loro incursioni a migliaia di chilometri di distanza).
QUADRI IN MOVIMENTO
Ma Costanza Quatriglio, che già nel lirico Terramatta aveva spremuto ogni possibile goccia di senso dagli stupefacenti diari tenuti per più di mezzo secolo da un contadino siciliano semianalfabeta, non si lascia ipnotizzare da queste immagini silenziose e terribili che sembrano quadri di Bacon in movimento. Al contrario, le seleziona, le riordina, vi fruga dentro per rintracciare un senso accessibile solo dopo aver studiato a fondo tutta la documentazione giudiziaria e medico-legale annessa al caso Mastrogiovanni.
Per la tragica fine del maestro elementare sono infatti finiti in tribunale medici e infermieri dell’ospedale di Vallo (il processo è tuttora in corso), ma 87 ore non è un film-inchiesta in più su uno dei troppi casi di malasanità che si verificano nel nostro paese. A rendere davvero importante questo documentario (“suggerito” alla Quatriglio da Valentina Calderone e Luigi Manconi dell’associazione A buon diritto, e patrocinato da Amnesty International) è proprio quella scelta di racconto così radicale, che rimette in discussione punti troppo spesso dati per scontati.
Un giorno prima della morte, la nipote di Mastrogiovanni andò a trovarlo in ospedale, ma il medico le disse che vederla avrebbe potuto agitarlo. Lei si fidò e andò via, senza sapere che entrare era un suo diritto. Di questo, anche, parlano quelle immagini sfarfallanti. Di fiducia, di delega, dei rapporti di potere che passano anche attraverso la relazione fra medici e pazienti. Insomma, di tutti noi.