Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 21 Lunedì calendario

Lista dei siti di shopping online che truffano di più

Le ultime due bacchettate sono arrivate proprio in questo week-end, con l’Antitrust che ha sospeso le attività della Mobile Store Srl di Siderno (Reggio Calabria) e della Wm Srls di Torino. Si tratta di due società attive nella vendita online di prodotti informatici (smartphone, pc, tablet) attraverso i siti www.phoneshopping.it e www.bitprice.it. Peccato che gli ordini troppo spesso venissero annullati senza che a queste sospensioni corrispondesse poi alcun rimborso.
L’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella è così intervenuta, esibendo un cartellino rosso dopo segnalazioni che hanno dato il via a indagini congiunte con il Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza. «Agli atti – si legge nel provvedimento dell’Antitrust – risultano innumerevoli evidenze dei ritardi, delle lungaggini, delle risposte standard, evasive, elusive fornite dall’operatore ai clienti, proprio per ostacolarli nel recupero delle somme illegittimamente trattenute». In sintesi, le aziende percepivano immediatamente l’importo richiesto, anche nei casi in cui il prodotto non risultasse disponibile o fosse reperibile ma solo dopo molto tempo.
Quelli citati sono solo gli ultimi due casi, a seguito di un’attività sul versante e-commerce che quest’anno ha portato l’Authority a infliggere sanzioni per quasi un milione di euro (si veda la tabella). Di sicuro l’Antitrust ha accelerato in questa seconda metà 2015. E così si è arrivati a sette sanzioni già comminate (quelle massime, per mancata consegna della merce, si sono attestate fra i 180mila e i 200mila euro) e tre sospensioni (oltre a phoneshopping.it e bitprice.it anche techmania.it, sito posto sotto sequestro dalla Procura di Salerno).
Ingannevolezza delle informazioni, ostacoli all’esercizio dei diritti dei consumatori, carenze sui siti e mancanza degli obblighi informativi di base sono le spine con le quali devono fare i conti i consumatori che sempre di più stanno scegliendo il canale online per le proprie vendite. Gli ultimi dati dell’Osservatorio e-commerce di Netcomm e del Politecnico di Milano rappresentano un’evidente cartina di tornasole di questo trend: 2,2 miliardi di euro di acquisti online in più solo nell’ultimo anno, arrivando a quota 16,6 miliardi di euro.
Sul fronte delle tutele, con il tempo sono stati fatti grandi passi avanti. La direttiva 2011/83 è stata recepita in Italia con nuove regole entrate in vigore a metà 2014. La Commissione Ue sta ora pensando di intervenire nuovamente con una proposta di regolamento che dovrebbe entrare in vigore nel 2017 (si veda «Il Sole 24 Ore» del 10 dicembre).
Nonostante questo – o anche a seguito di questa sempre maggiore attenzione contro le frodi – le segnalazioni sono in aumento. E non è del tutto campato in aria pensare che i provvedimenti possano anche subire brusche impennate nei prossimi mesi. «L’Agcm – spiega Giulio Coraggio, partner a capo del settore technology dello studio legale Dla Piper – ha da tempo ampliato la portata dei propri controlli. Il focus non è più ristretto al messaggio, ma a tutto il processo di vendita. Del resto le forme di tutela oggi sono aumentate, soprattutto dopo l’entrata in vigore della direttiva 2011/83, che ha ammodernato il quadro normativo di tutela dei consumatori anche con riferimento alla vendita a distanza».
Sul fronte e-com la sfida ora, per le normative e la loro attuazione, è adeguarsi ai tempi. «Ci sono tecnologie – aggiunge l’avvocato Coraggio –, penso per esempio all’Internet delle cose, che portano ad avere a che fare con scelte che non sono più il risultato di azioni d’impulso, ma che derivano in automatico dalla profilazione e da abitudini di consumo o di scelta. Non tener conto di queste specificità, mentre magari negli Usa queste normative sono già a punto, rischia di condannare i Paesi europei a un’arretratezza pericolosa».