la Repubblica, 21 dicembre 2015
Il commento al campionato di Gianni Mura
La Lazio, che non vinceva da sette partite, batte l’Inter a San Siro. Fa un regalo a se stessa, ma anche alla principali inseguitrici dell’Inter, unica sconfitta delle prime cinque. Nel 2016 si riparte con una classifica veramente corta: l’Inter a quota 36, a 35 Fiorentina e Napoli, a 33 la Juve, a 32 la Roma, a 28 esce dalla palude il Milan. Doppiamente duro il colpo per Mancini: glielo dà una delle sue squadre del cuore e i due gol sono di un giocatore (Candreva) che vorrebbe fortemente all’Inter. Inter cambiata per la diciassettesima volta su 17, stranamente in panchina Brozovic e Ljajic, due dei più in forma. Fiducia a Jovetic (insufficiente). Con i due mastini in mezzo al campo si fa legna ma non si crea gioco. Se poi a pochi minuti dal termine uno dei mastini ha un raptus in area e regala un rigore alla Lazio, anche il punto che avrebbe meritato, pur giocando in modo meno brillante, all’Inter sfugge di mano. Meriti vanno anche alla Lazio, più attenta del solito in fase difensiva, con Biglia e Candreva a dare ordine e profondità. Tutti gli allenatori di cui si diceva che non avrebbero mangiato il panettone lo mangeranno. E il campionato continua a non avere un padrone. Meglio così.
Sui campi che mai Lotito avrebbe voluto vedere in A, vanno prima in gol Carpi e Frosinone, giusto un po’ di pepe, ma basterebbe a giustificare il loro diritto ad esserci. Allegri porta a casa la settima vittoria consecutiva, una novità per lui, mentre farà il giro del mondo sul web il suo accenno di spogliarello. Non sinuoso come quelli di Dorotea Slawinsky, in arte Dodo D’Hambourg, ma più iroso e veloce. Autogol di Bonucci, poi Lollo che sfiora il 3-3. Allegri non ci sta, spunta l’anima livornese. È rabbia ma anche paura. Va capito. Ha visto buone cose: Mandzukic che fa il terzino, ma anche due gol, il ritorno dei lanci di Marchisio, gli inserimenti in area di Khedira e Pogba, i cross di Evra e Cuadrado. Ma anche il ritorno di alcune pecche che credeva superate. L’approccio (del tutto svagato) e il finale (balbettante). In parole povere, non saper gestire un 3-1 col Carpi.
Il Napoli aveva l’impegno più duro. Vincere a Bergamo non è facile per nessuno, ma quando c’è il vero Higuain c’è il Napoli migliore: ora è a 16 gol in 17 partite. E non calcia i rigori, li lascia ad Hamsik: uno dentro, uno fuori. Quando arriveranno i gol di Callejon Sarri sarà più tranquillo. Dice che a lui non piace la sosta invernale, ma forse qualcuno dei suoi ne ha bisogno. Certe espulsioni evitabilissime (Jorginho, ma anche Dzeko a Roma) sono frutto di cottura, di stanchezza. L’Atalanta, che di espulsioni ha il record, ha fatto quello che poteva. La differenza viene da un Higuain rimotivato, rasserenato. Due gol li aveva segnati anche a Bologna, ma con altro atteggiamento e senza incidere sul risultato.
È stata la giornata degli abbracci all’allenatore in difficoltà. Prima a Roma, poi a Frosinone. Non che la Roma abbia fatto chissà che. S’è garantita due settimane di serenità, ma non ci sono certezze. Dicembre vede molte tifoserie che contestano società, squadra, tecnico: Roma, Lazio, Genoa, Torino. Dall’interno certe situazioni possono essere viste in modo assai diverso. Esempio: Napoli dato in crisi dopo Bologna e il pari con la Roma. Ma, dice Sarri, abbiamo vinto 17 delle ultime 21 partite, una flessione ci può stare. Ma, potrebbe dire Garcia, è vero che abbiamo molti problemi, è vero che in Europa abbiamo fatto figuracce, è vero che lo Spezia ci ha eliminato dalla Coppa Italia, ma in campionato siamo ancora lì. Ultimo vagone del convoglio, una diffusa precarietà, la sensazione che qualche giocatore stia già pensando alla prossima stagione. Qualcosa può cambiare quando torneranno in salute Strootman e Totti, ma è per ora piuttosto macabra la metafora del sangue che scorrerà. Non quello di Garcia, ha precisato Sabatini, ma di un altro. Forse con riferimento a se stesso. Buon Natale a tutti.
Mihajlovic salva la panchina. Il Milan va sotto ma, per la prima volta, reagisce con più vigore, rimonta e vince. Il calendario di Coppa Italia, che lo porterebbe quasi in poltrona alla finale, era di buon augurio. Due gol da polli subiti, ma due gol segnati da difensori. Il bilancio è meno in rosso e l’orizzonte meno nero.