la Repubblica, 21 dicembre 2015
Perché gli americani si drogano sempre di più
La nuova, terribile epidemia degli oppiacei è cominciata all’inizio del millennio in modo strisciante, quasi invisibile, senza che politici, amministratori locali e responsabili sanitari se ne rendessero conto.
Per anni i medici di famiglia d’America, fidandosi delle assicurazioni della comunità scientifica e soprattutto dell’industria farmaceutica, secondo cui non esisteva alcun rischio di dipendenza, hanno triplicato le ricette di potenti anti-dolorifici, a cominciare dall’ossicodone, prescrivendoli non solo come terapia del dolore per la sclerosi multipla, tumori terminali e altre gravi malattie, ma anche per condizioni meno serie.
Si è creata così una sorta di assuefazione di massa, tradottasi in una domanda crescente di oppiacei. E quando le autorità sanitarie hanno imposto regole più severe, ciò ha portato a un florido mercato clandestino per eroina e farmaci prodotti illegalmente. Inevitabilmente, il fenomeno ha causato un numero record di morti per overdose.
Nel 2014, secondo i dati appena pubblicati dal Cdc ( Centers for desease control and prevention), agenzia federale che da Atlanta coordina il settore sanitario, 47mila americani sono deceduti per overdose di droga e farmaci, e il 60 per cento di queste morti, cioè 28.647, è legato a eroina e anti-dolorifici basati sull’oppio. Un numero, quest’ultimo, in aumento del 14 per cento rispetto all’anno precedente e del 200 per cento rispetto all’anno 2000. «L’epidemia degli oppiacei sta devastando le famiglie americane e le nostre comunità», ha detto Tom Frieden, direttore del Cdc, lanciando l’allarme. «Per fermare il trend e salvare vite umane dobbiamo prevenire le assuefazioni e offrire sostegno e cure a quanti soffrono di disordini legati all’uso di oppiacei. È anche importante che le forze dell’ordine intensifichino gli sforzi per ridurre la disponibilità di eroina, fentanile di contrabbando (forte analgesico oppioide sintetico, ndr) e altri oppiacei».
La Casa Bianca ha cominciato a muoversi a ottobre. Durante un viaggio nel West Virginia, uno dei 5 stati più colpiti dal fenomeno con New Mexico, New Hampshire, Kentucky e Ohio, Obama ha lanciato un piano di sensibilizzazione delle strutture sanitarie e di diffusione del naloxone, farmaco che consente di combattere la depressione respiratoria causata dall’eroina e altri oppiacei, e quindi di prevenire le overdose.
Il tema è rimbalzato l’altro ieri nell’ultimo dibattito televisivo dell’anno tra i tre candidati democratici per la Casa Bianca. Hillary Clinton ha raccontato di aver incontrato durante la campagna elettorale nel New Hampshire e nel Vermont, due altri stati ad alta mortalità per overdose, varie famiglie colpite e ha parlato del suo programma in cinque punti (e 10 miliardi di dollari) per affrontare l’emergenza. «Dobbiamo fare di più – ha insistito – per diminuire il numero di ricette di oppiacei anti-dolorifici, perché sono queste a provocare la dipendenza e poi il ricorso all’eroina». Certo, la diffusione dell’eroina non è una novità per gli Stati Uniti, dove arriva prevalentemente di contrabbando dal Sud America. Ma rispetto agli anni Settanta – quando i film di Hollywood raccontavano di tante vite spezzate – è molto cambiata la sociologia dei tossicodipendenti da oppiacei.
Mezzo secolo fa erano giovani sbandati, artisti celebri come John Belushi o Jim Morrison, reduci della guerra del Vietnam, vagabondi urbani. Insomma, persone ai margini della società o star che si illudevano di essere immortali. Adesso invece, come ricorda il Cdc, l’epidemia colpisce tutti: uomini e donne di ogni razza, età, ceto sociale e gruppo etnico. Quindi non si muore di overdose solo sui marciapiedi delle metropoli, ma anche nelle villette del ceto medio e tra le casalinghe di mezza età.