Corriere della Sera, 21 dicembre 2015
Novant’anni della Corazzata Potëmkin. Paolo Villaggio non cambia idea: «È una noia mortale»
La cineteca per molti intellettuali era un luogo di autentica tortura. Le proiezioni erano abitualmente il sabato sera quando gli intellettuali di estrema sinistra avrebbero voluto passare una serata naturalmente divertente e per molti di questi disgraziati addirittura esaltante: andare a cena con una deficiente prosperosa, volgare ma disponibile.
Purtroppo c’era il maledetto obbligo del film d’autore. La caratteristica di questi film erano il bianco e nero, la lunghezza minima di tre ore e venti, il tutto di una noia mortale. All’ingresso c’era l’organizzatore maledetto, un certo Turolli. Entravano tutti rassegnati e domandavano: cosa ci fate vedere questa sera?
Il film più temuto era la terrificante Corazzata Potëmkin. Gli intellettuali entravano con gli occhi sbarrati, quasi rassegnati. Prendevano abilmente posto nelle ultime file dove potevano prendere sonno anche russando sguaiatamente. Quando si riaccendevano le luci in sala cominciava la parte più atroce. Turolli, che era quasi un nano con gli occhi a palla, pronunciava, con una punta di crudeltà, la mitica frase: e ora la parte più esaltante della serata, il dibattito.
Turolli aggiungeva sempre: abbiamo avuto la fortuna di vedere un film in bianco e nero, senza colori e lungo fortunatamente più di tre ore che possiamo definirlo uno dei più grandi film di tutti i tempi.
In questa fase non si poteva dormire ma si era condannati a fingere di avere passato uno dei momenti più esaltanti della propria vita. In uno di questi finali drammatici un certo Tino Formichini si era abbattuto rovinosamente sul pavimento folgorato dalla noia. Tutt’intorno risate devastanti.
Formichini, con la faccia sul pavimento, aveva urlato: «Scusate, erano anni che volevo dirlo: La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca».
La sala è esplosa, come lo fa lo stadio Olimpico quando Totti segna un gol contro la Juventus, l’odiata squadra dei padroni.
Ho subìto la Corazzata penso dalle dodici alle sedici volte e non sono mai riuscito a dormire perché ero sempre in prima fila. Ricordo una maledetta serata di fine anno quando gli intellettuali entrarono rassegnati e domandarono ancora più rassegnati: cosa ci fate vedere questa sera? E Turolli, con una faccia da iena disperata, rispose: «Purtroppo ho da darvi una brutta notizia. Non sono arrivate le pizze della Corazzata e in sostituzione siamo costretti a proiettare Giovannona coscia lunga mentre in sala saranno distribuite, sfortunatamente, delle pizze napoletane con mozzarella di bufala». Quel film lo abbiamo visto tutti tre volte. È stata una serata esaltante.