la Repubblica, 21 dicembre 2015
Un uomo ha perseguitato con lettere volgari, minacce e falsi avvisi di garanzia tutto il suo paese
L’incubo di Giovanna è durato più di sedici anni. Da quella prima lettera scritta in dialetto stretto, recapitata dal postino il 22 febbraio del 1999, alle telefonate mute anche in piena notte ricevute soltanto poche settimane fa. Insulti, parolacce, riferimenti sessuali espliciti. Per Fabrizio L., geometra di 53 anni appassionato di matematica con esperienze di lavoro in Ucraina e Georgia, quella donna era diventata un’ossessione. Ma questa non è la classica storia di uno spasimante respinto che si vendica tormentando la sua vittima. Perché Fabrizio, «un professionista stimato con il quale mi è capitato di lavorare più volte» racconta ancora incredulo il sindaco Francesco Ciciotti, un giorno ha deciso di vendicarsi contro il mondo, il “suo” mondo, quello degli amici e conoscenti di Capistrello, un piccolo centro di montagna tra L’Aquila e Avezzano. E così, dicono gli investigatori, si è trasformato in uno stalker collettivo, inviando lettere a mezzo paese, falsificando carte intestate del ministero degli Interni e della Giustizia, convocando le vittime a fantomatici colloqui in caserma per inchieste inesistenti su traffici di droga e sfruttamento della prostituzione, rischiando di far venire un malore a un invalido che si è visto consegnare a casa un ordine di pagamento di diverse migliaia di euro con tanto di bollo delle Agenzie delle entrate e firma del direttore della sede di Avezzano. «Un lavoro scientifico – secondo i carabinieri che sono riusciti ad individuarlo dopo mesi di indagini – Notti intere passate davanti al computer per scaricare i loghi e scannerizzarli, vittime seguite fin sotto casa, numeri di telefono e targhe delle auto annotate con cura nell’agenda, informazioni carpite anche attraverso i social network». Con un’aggravante: i messaggi con pesanti allusioni sessuali rivolti anche a un paio di minorenni. «Tre o quattro anni fa mi è arrivata la prima lettera – racconta il padre di una delle ragazzine nel mirino dello stalker – In realtà la destinataria era mia moglie: “Stai attenta, tuo marito quando va in giro per lavoro, ti mette le corna”. Lei capisce che quando arriva una cosa del genere, la serenità familiare viene turbata, anche se poi è stato tutto chiarito. Poi, però, i messaggi anonimi sono diventati più insistenti, e quando è toccato a mia figlia siamo andati nel panico. In una comunità di cinquemila abitanti ci conosciamo tutti, pensi che cosa vuol dire sapere che tra di noi c’è un maniaco, magari un tuo vicino di casa». Nella stazione dei carabinieri di Capistrello, uno dopo l’altro, sfilano genitori preoccupati, casalinghe turbate da lettere così scurrili e da telefonate mute, contadini e muratori costretti a presentarsi perché coinvolti in «importanti inchieste giudiziarie». Persino un povero pensionato, che vive con un assegno di invalidità di poche centinaia di euro al mese, senza parole davanti a una lettera inequivocabile della Procura della Repubblica di Avezzano: «Ci è stato richiesto da parte dell’Agenzia delle entrate il suo certificato giudiziale in quanto risultano a suo carico diversi insoluti per migliaia e migliaia di euro». Il tutto accompagnato da un casellario giudiziario, falso anche quello ovviamente, nel quale risultavano precedenti penali che hanno gettato il malcapitato nello sconforto. Per non parlare degli ordini quantomeno bizzarri che diverse persone si sono visti recapitare a casa dal corriere: un articolo per la pesca da 180 euro, una bambola da collezione da 139 euro, sex toys per un paio di signore. Oggetti da pagare in contrassegno, pena multe elevatissime. Ovviamente mai richiesti dagli interessati ma da qualcun altro che si è divertito alle loro spalle. Fabrizio, però, nella sua foga commette anche qualche errore. Alcuni messaggi li scrive con la penna e basta una perizia calligrafica per capire che la mano dello stalker di Capistrello non può che essere una. Un “disturbatore seriale”, che si diverte a spaventare il suo paese, quasi una rivincita personale contro chi vive un’esistenza serena e felice. Così diversa dalla sua, che non ha una famiglia e da qualche tempo ha perso pure il lavoro. «Stiamo cercando di capire anche noi – dicono gli inquirenti – Certo, è la prima volta che ci capita di indagare su uno stalker che non tormenta una sola vittima, la ex moglie per esempio, ma prende di mira un’intera comunità». Fabrizio è adesso agli arresti domiciliari, malgrado il geometra neghi tutto. A casa sua, però, i carabinieri hanno trovato timbri e carta intestata come quella utilizzata per le lettere ai compaesani: «Spero che l’incubo sia finito», dice al bar un’altra delle vittime. In tasca l’ultimo messaggio ricevuto, una busta con il sigillo della Repubblica italiana e quello del ministero della Giustizia: «È stato fissato il processo a suo carico per spaccio di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione». «Per fortuna ho aperto io la busta, se fosse finita fra le mani di mia moglie sarebbe morta per la vergogna. Sì, davvero, speriamo che lo stalker sia proprio lui, altrimenti prima o poi a qualcuno sarebbe venuto un infarto…».