la Repubblica, 21 dicembre 2015
«In Forza Italia sembra tutto finito». Intervista a Renata Polverini
In Forza Italia sembra tutto finito, ammette sconsolata Renato Polverini. «Sì, sono molto frustrata». Potrebbe lasciare a giorni, direzione Verdini. Intanto fotografa lo sfascio.
La situazione è insostenibile?
«A osservare gli ultimi giorni, è così. Abbiamo offerto uno spettacolo a dir poco indecoroso».
Non è invece inevitabile, visto che a guidarvi è un leader sempre più assente?
«Sa, Berlusconi ha inventato il vero partito del leader. Il problema è che questo modello ha bisogno di un leader sempre presente. Uno capace di rimettere insieme i cocci. Se non garantisce una presenza costante, se manca una vera struttura organizzata sul territorio, allora l’assenza di leadership complica tutto».
E il disagio dilaga?
«Io vengo dal sindacato, ma anche nei partiti vale lo stesso: si sta insieme per un progetto comune. Quando manca un luogo in cui discutere, quando tutto o quasi funziona in autogestione, ecco: è tutto molto più complicato».
Che cosa ci resta a fare in questo partito? O meglio, alla luce di quello che sta affermando: fino a quando resterà in Forza Italia?
«Sa, siamo tutti molto legati a Berlusconi. Abbiamo combattuto battaglie, anche drammatiche. L’ho sentito poche ore fa, vediamo cosa succede nei prossimi giorni. Uscire è un passo molto forte, che si fa quando si pensa che sia proprio tutto finito».
Lei intanto dialoga con Verdini?
«Certo, tra noi si discute. Chi ha lasciato FI viene comunque dalla storia del partito. Alcuni sono addirittura i fondatori. È normale ragionare, capire le prospettive. Per il momento lo facciamo dalle rispettive posizioni, ma il disagio è fortissimo».
È tra quelli che chiedono la testa di Brunetta?
«Berlusconi lo indicò come capogruppo. Lui già allora non aveva le caratteristiche per questo incarico, visto che servirebbe uno capace di mediare e tenere assieme le persone. Uno in grado di negoziare in Parlamento con tutti. Però Renato è così, si sa. Ma è anche un grandissimo lavoratore, un vulcano di idee. Dare tutte le colpe a lui è ingeneroso».
Resta il fatto che siete allo sbando.
«Abbiamo oscillato da un’opposizione violenta contro il governo a una posizione di apprezzamento dell’esecutivo. Penso soprattutto ai nostri due capigruppo».
Brunetta e Romani, agli antipodi sulla sfiducia alla Boschi. Perché?
«Sa, noi siamo in coalizione con Salvini e dobbiamo tenerne conto. Lui però usa termini come “infame”, che non c’entrano nulla con la storia di Forza Italia. Non a caso, discutendo al nostro interno sono venute fuori posizioni opposte sulla mozione. E alla fine siamo usciti dall’Aula...».
Per non parlare dell’isolamento sulla Consulta. Non esattamente un capolavoro politico, giusto?
«Siamo rimasti tutti senza parole. L’intervento di Brunetta, Renzi che coglie la palla al balzo per rompere l’accordo con noi. Ma il vero problema è che non eravamo capaci di portare i nostri parlamentari a rispettare le indicazioni di voto del partito. Anche questo è frutto del disagio, del malcontento. È frustrante».