Corriere della Sera, 21 dicembre 2015
Vita da studentessa abusiva autorizzata
Noemi Giorgiano, 19 anni, è una studentessa abusiva autorizzata: ha tanta voglia di studiare Medicina, ha superato il test di ammissione alla Federico II di Napoli, ma attende ancora un posto libero. Non è immatricolata né ha pagato la retta ma frequenta regolarmente le lezioni. «Sono una studentessa fantasma. Ho aggiunto il mio nome a quelli prestampati, finché la segretaria mi ha inserito nell’elenco».
Gli abusivi autorizzati non sono solo i parcheggiatori ma anche gli studenti. Noemi Giorgiano, 19 anni, è una di loro. Ha tanta voglia di studiare Medicina, a settembre ha superato il test di ammissione, ma attende ancora di sapere se per lei ci sarà mai un posto. Non si è mai immatricolata né ovviamente ha mai pagato la retta, nell’attesa però frequenta regolarmente le lezioni alla Federico II di Napoli. «Sono una studentessa fantasma» si presenta.
Quest’anno i posti disponibili in tutta Italia erano 9.530, i candidati sei volte tanti. Alle prove di accesso gli idonei sono stati 25.579, più del doppio di quanti potessero essere accolti. Chi ha ottenuto il voto più alto ovviamente ha la precedenza, ma il sistema tiene conto anche delle preferenze della sede. Così la procedura prevede «scorrimenti» periodici (se al vincitore viene assegnata una facoltà a mille chilometri da casa e rinuncia, libera spazio ad altri, ma se ne parla allo «scorrimento» successivo). «Da ottobre gli aggiornamenti sono già stati 7 od 8, non ricordo più. Il prossimo sarà il 13 gennaio. Speriamo» dice Noemi, con poca convinzione. In ogni caso, per non trovarsi impreparata, non si perde una lezione di chimica, fisica o bioetica. Da fantasma, appunto.
«La prima settimana non sapevo se firmare nel foglio delle presenze. Poi ho deciso di farlo aggiungendo il mio nome a quelli già prestampati, finché gli uffici dell’ateneo, trovandolo ogni volta, alla fine mi hanno registrato e inserito nell’elenco». Un fantasma autorizzato.
Noemi, finché non le verrà indicato se avrà diritto a studiare e dove, fa i sacrifici della studentessa modello. «Abito a San Giorgio a Cremano. Mi sveglio alle 6 del mattino, esco di casa alle 6.33, in auto fino alla stazione della Circumvesuviana, il treno parte alle 6.50, a Napoli, stazione di piazza Garibaldi, sono alle 7.13, prendo la metropolitana, linea 1, tredici fermate fino al Policlinico, scendo tra le 7.45 e le 7.53, telefono a casa per comunicare che tutto va bene. Ed entro in aula».
Il primo giorno gli studenti sono stati smistati in due gruppi in base al numero di matricola, pari da una parte, dispari dall’altra. Il fantasma Noemi si è infilata nel primo per istinto. «Mi sono anche iscritta su Facebook al gruppo “matricole Federico II” per avere tutto il materiale didattico. Ovviamente senza svelare la mia situazione».
Non ha ancora un libretto universitario ma si tiene stretto il suo sogno. «Voglio diventare neurochirurgo in campo oncologico, prendermi cura delle persone, migliorare le loro vita facendo ricerca, e mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero». Per questo ha sostenuto i test sia per i corsi in inglese che in italiano. Nel primo è risultata idonea (punteggio 24.1, il minimo era 20), nella seconda no, e ha fatto ricorso al Tar con altri 25 candidati. «C’è stato un pasticcio con le fotocopie dei documenti d’identità, ad alcuni li hanno ritirati ad altri no. Ho creato due gruppi su WhatsApp, ho raccolto le anomalie». Non ritenute sufficientemente valide dai giudici, che la settimana scorsa hanno rigettato il ricorso.
L’accesso allo studio è un percorso a ostacoli, e ogni mezzo può essere utile per giungere alla meta. «Sapeste quante cose storte vedo. Per esempio, le quote riservate agli studenti non comunitari. La Seconda Università di Napoli ha aumentato i posti dopo il bando, in base ai nuovi criteri io ne avrei diritto. Peccato che ho il difetto di essere italiana».
Noemi ogni giorno scruta le graduatorie e aggiorna il conto delle speranze che si affievoliscono. «Alla Federico II ci sono ancora 17 posti, a Tor Vergata 19. Milano e Bari sono già piene». Nei dubbi, ha una sola certezza. «Da grande farò il medico, lo voglio con tutto il mio cuore. Non mi arrendo e se quest’anno non succede niente, a settembre andrò a studiare in Spagna. Ma mi chiedo, è giusto giungere a tanto?».