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 2015  dicembre 20 Domenica calendario

L’airbag salva Mayer da morte sicura: s’è schiantato sugli sci a 120 all’ora

«Per fortuna l’airbag ha funzionato, abbiamo evitato un altro dramma». Hans Pumm, dirigente dello squadrone austriaco, è sollevato come lo è il circo bianco che ha trattenuto il fiato per una ventina di minuti quando, sulla Saslong della Val Gardena, ha visto letteralmente volare Matthias Mayer, rovinosamente caduto nel tratto delle «Gobbe del Cammello». Il giovane talento, 25 anni, simpatico e sfrontato, andava a 120 km l’ora ma è salvo grazie al cuscinetto che ha esordito quest’anno in Coppa del Mondo. Il D-Air prodotto dalla Dainese si è aperto per proteggere l’atleta, l’algoritmo ha registrato che l’impatto era imminente e gli ha evitato gravi danni, proprio come succede negli incidenti automobilistici. Mayer, trasportato prima all’ospedale di Bolzano e poi a Innsbruck, ha riportato la frattura della 7ª vertebra dorsale e ne avrà per 4 settimane, dunque potrebbe rientrare a Kitzbuehel. Poteva andare molto peggio senza il salvavita.
Paris e Fill dubbiosi
La «conchiglia» tecnologica, simile a quella dei motociclisti, è frutto di una ricerca durata cinque anni. Studiata dalla casa italiana, è stata brevettata nei crash test con la Federazione austriaca e con quella canadese, le due nazioni che, per prime, ne hanno capito l’importanza. L’airbag pesa 80 grammi e in presenza di un trauma violento si apre, appunto, in meno di 100 millesimi. Tuttavia gli atleti sono divisi sulla sua utilità (ieri in gara solo 7 lo indossavano) e non solo per problemi di sponsor. L’airbag può infatti creare qualche disagio e rallentare l’azione, e nello sci pochi centesimi di secondo spesso risultano decisivi per vincere (o perdere) una gara. Gli azzurri Peter Fill e Dominik Paris sono ancora dubbiosi: «Non lo indossiamo se non è sicurissimo». Più aperta invece è la posizione di Christof Innerhofer: «Non voglio più sciare senza. Il problema è che all’Italia mancano le tute adatte. Vorrei averlo già per la gara di Santa Caterina, ma non credo sia possibile». Marco Pastore, responsabile racing della Dainese, spiega a bordo pista: «È poco invasivo e non dà problemi aerodinamici».
Collo e ginocchia
La sicurezza è un tema sentito in Coppa del Mondo, le immagini di incidenti importanti, come quello di Daniel Albrecht nel 2009 a Kitzbuehel (rimasto in coma artificiale per tre settimane), o di cadute da brivido, come quella ai Mondiali Usa di Bode Miller, sono ben impresse nella mente degli addetti ai lavori, che hanno lavorato sodo per invertire la rotta, anche su richiesta degli atleti, americani in testa. Sul tema rilancia Guenther Hujara, l’ex responsabile delle gare maschili ed ex giudice-nemico di Alberto Tomba, ora responsabile della sicurezza della Federazione internazionale: «Stiamo spingendo per avere protezioni simili anche per il collo e per il ginocchia». Lo sci ha svoltato.