Corriere della Sera, 20 dicembre 2015
Sta arrivando la riforma del Credito cooperativo. E i banchieri del settore non sono d’accordo
Il premier Matteo Renzi lo ha detto e ripetuto: per le banche di credito cooperativo è suonata l’ora della riforma. Che potrebbe arrivare addirittura mercoledì 23 o giovedì 24 sul tavolo del consiglio dei ministri. Che ne pensa Federcasse, associazione che rappresenta le 368 Bcc italiane? Qualche dubbio filtra in controluce dalle parole del direttore generale, Sergio Gatti.
Renzi si ispira al modello Crédit Agricole.
«Ritengo che il premier volesse rappresentare l’idea di un gruppo solido, unico e leader nel settore: siamo perfettamente d’accordo».
Se invece il premier intendesse il modello alla lettera? Non ci sarebbe più una licenza bancaria per istituto...
«Il nostro modello di riforma, da quattro mesi sul tavolo del governo, parla chiaro. Noi riteniamo più adeguato per la nostra realtà che esista una licenza bancaria per istituto. Ciò non toglie che i gradi di autonomia delle singole Bcc debbano essere diversi».
Come?
«Nel nostro progetto ciascuna banca manterrebbe la licenza bancaria ma avrebbe una gradazione dell’autonomia proporzionata ai suoi livelli di affidabilità. Inoltre le 368 banche controlleranno la capogruppo ma ciascun istituto dovrà firmare un “contratto di coesione”».
Il governo è alle prese con le vicende di Etruria, Carife, banca Marche e Carichieti...
«La fermo subito»
Prego.
«Non vorremmo che la questione della riforma delle Bcc venga in qualche modo legata al tema della solidità bancaria. Nessuna delle 4 è una Bcc. Noi siamo complessivamente solidi. Le Bcc in Italia hanno un patrimonio di 20,2 miliardi e sono la terza entità bancaria per patrimonializzazione».
C’è stato il caso della Banca padovana.
«Appunto. Visto come si è risolto? Sono stati salvaguardati i diritti dei depositanti e della clientela, i cui rapporti ora proseguono con la Bcc di Roma. Il lavoro è stato tutelato. È stato il sistema delle Bcc a risolvere il problema».
Ci sono le criticità della Bcc Irpina di Avellino e della Brutia di Cosenza.
«Anche qui sarà trovata una soluzione interna entro l’anno e senza i fondi dei concorrenti. Ma mi permetta di centrare un punto fondamentale».
Quale?
«La riforma della Bcc va fatta perché è l’Europa a chiedercelo. Dall’unione bancaria alle nuove regole sulla vigilanza. Non a caso anche in altri Paesi sono in atto profonde evoluzioni per le banche coop, dalla Rabobank olandese allo stesso Agricole alle tedesche DZ Bank e WGZ Bank».
Perché a differenza di Abi le Bcc non hanno ancora rinnovato il contratto di lavoro?
«L’occupazione da noi ha avuto un saldo positivo fino al 2013. Ma ora competizione e razionalizzazione del settore porteranno a dover costruire insieme un contratto adeguato al nuovo contesto».