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 2015  dicembre 19 Sabato calendario

Mafia Capitale, Alemanno a processo per tangenti

Finirà a processo Gianni Alemanno, accusato di corruzione e di finanziamento illecito. Ma non è detto che la posizione dell’ex sindaco di Roma, ieri rinviato a giudizio dal gup Nicola Di Grazia, finirà nel”calderone” del maxi processo Mafia Capitale, in corso all’aula bunker di Rebibbia. Perché è vero che le contestazioni sono collegate al periodo in cui il primo cittadino avrebbe messo a disposizione di Salvatori Buzzi e di Massimo Carminati la propria funzione in cambio di 125mila euro in due anni, ma la procura guidata di Roma guidata da Giuseppe Pignatone sta seriamente meditando se chiedere o meno la riunificazione nel maxi processo. Solo pochi giorni fa, infatti, il collegio presieduto da Rosanna Iannello ha respinto l’istanza della procura di riunire al filone principale con 46 imputati il giudizio a carico di Maurizio Venafro, l’ex capo di Gabinetto di Nicola Zingaretti imputato per turbativa.
LE CONTESTAZIONI
Il processo Alemanno potrebbe dunque avere un iter parallelo e tempi più lunghi di quelli che, non prima del prossimo autunno, si concluderà con le sentenze di primo grado a quel mondo di mezzo che sapeva destreggiarsi tra politica e malavita. «Non ho chiesto riti alternativi proprio per dimostrare pubblicamente la mia innocenza. Ho la coscienza pulita e per questo non ho nulla da patteggiare», ha detto l’ex primo cittadino dopo aver saputo che la prima udienza a suo carico è stata fissata per il 23 marzo prossimo. I pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini gli contestano di aver ricevuto 125mila euro in due anni, tra il 2012 e il 2014, in gran parte attraverso la Fondazione Nuova Italia, da lui presieduta, per gestire nomine in Ama e quindi favorire appalti per il gruppo delle cooperative di Buzzi. In particolare – stando all’accusa – Alemanno avrebbe «venduto la sua funzione» e compiuto «atti contrari ai doveri del suo ufficio» favorendo nomine di peso all’interno di Ama (il consigliere Giuseppe Berti e il dg Giovanni Fiscon) e adoperandosi affinché fossero erogati dal Comune di Roma finanziamenti a Eur Spa. In cambio avrebbe ricevuto 75 mila euro per cene elettorali, 40 mila per la fondazione Nuova Italia e 10mila euro in contanti, tutti provenienti dal ras delle coop.
IL DELFINO
Il reato di finanziamento illecito è stato contesto ad Alemanno in relazione ai 10mila euro in contati confermati anche da Franco Panzironi, l’ex ad di Ama che da un mese segue il processo a suo carico da una delle gabbie dell’aula bunker di Rebibbia. «Per l’affare Eur – aveva raccontato ai pm in un interrogatorio dello scorso maggio – vi fu una promessa da 40mila euro, dei quali vennero erogati 15mila euro in bianco con il bonifico del mese di ottobre 2014, 10mila euro in contanti a me personalmente consegnati e versati nelle casse della Fondazione». All’epoca Alemanno non era più sindaco ma, divenuto consigliere comunale, non avrebbe potuto ricevere quella somma cash da Buzzi «senza la deliberazione dell’organico sociale competente e senza l’iscrizione dell’erogazione a bilancio».
L’ex sindaco, ancora sotto indagine della procura per associazione mafiosa, si dice «sereno» in vista del processo: «sono fiducioso nell’operato della magistratura e convinto che al dibattimento sarà accertata e provata l’assoluta correttezza del mio operato».