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 2015  dicembre 19 Sabato calendario

A Roma sarà un altro Capodanno senza vigili urbani per strada

Nella Capitale le tradizioni si rispettano. E così dietro l’angolo c’è il rischio di un altro Capodanno senza vigili urbani per strada. Come l’anno scorso. Quando lo sciopero bianco di 767 agenti – tra finte malattie, donazioni del sangue con il panettone in corpo e improvvisi desideri di stare vicini ai cari malati ex legge 104 – fece il giro del mondo. Con l’allora sindaco Ignazio Marino pronto a minacciare (da Boston) il licenziamento di tutti i boicottatori in divisa (cosa che puntualmente non avvenne).
Ora in Campidoglio c’è Tronca, il commissario che ne ha preso il posto, ma il tempo sembra essere tornato indietro. Con un’ulteriore beffa: per un vuoto normativo anche volendo il Campidoglio non potrebbe attivare le visite mediche ai pizzardoni colpiti dal virus di San Silvestro o morbo del pandoro.
LE MOSSE Questa volta il caos è colpa del «cambio di programma», ad ascoltare i sindacati di nuovo sul piede di guerra pronti a tessere strategie come generali russi. Secondo le prime intenzioni del commissario quest’anno Roma, un po’ per penitenza in pieno spirito giubilare e un po’ per risparmiare, non avrebbe dovuto festeggiare l’ultimo dell’anno in piazza. Poi c’è stata la sollevazione bipartisan per «non fare spegnere la città» e anche il Governo è intervenuto. Dietrofront: nessun dorma.
Le feste ci saranno: quattro in periferia e una in centro, al Circo Massimo. Una svolta che ha scombinato tutti i piani del Comune: i 130 vigili di turno non bastano più ne servono almeno il quintuplo (la Capitale dispone di 6mila agenti). E così i sindacati hanno preso la palla al balzo. Dice Francesco Croce della Uil: «O si corre rapidamente ai ripari individuando insieme alla gestione commissariale delle soluzioni o il disastro organizzativo è già annunciato, abbiamo fiducia in Tronca e nella vice Rolli ma bisogna fare presto».
Sullo sfondo, proprio come l’anno scorso, c’è la trattativa per il salario accessorio (ieri i dipendenti comunali hanno annunciato uno sciopero per gennaio) e il clima è quello dello scontro totale. Al punto che i vigili, in caso di maxi evento, sarebbero pronti a stare a casa invece di fare gli straordinari (che sono volontari). In quel caso scatterebbero le chiamate sulle liste di reperibilità, andate a vuoto l’anno scorso grazie ai certificati medici fasulli (sono una cinquantina i medici indagati). Non a caso c’è la già corsa a farsi cancellare dalle liste di reperibilità.
L’ITER Sul fronte delle visite fiscali, paradossalmente la situazione è quasi peggiore rispetto all’anno scorso. Proprio in seguito a quella vicenda, il Governo promise una rivoluzione sui controlli ed in effetti le nuove regole furono inserite nella riforma della pubblica amministrazione.
Punto centrale è il passaggio delle competenze dalle Asl all’Inps, che effettua già le verifiche per i datori di lavoro privati. La riforma nel suo insieme è diventata legge la scorsa estate, ma richiede per essere attuata specifici decreti legislativi. Ci sono 18 mesi a disposizione per approvarli, ma per quanto riguarda il nuovo Polo unico della medicina fiscale ci vorrà ancora tempo. E nel frattempo cosa succede? Le Asl hanno ridotto in modo drastico il numero di richieste di visite evase. I Comuni e le altre amministrazioni potrebbero allora già in base alla normativa vigente chiedere l’intervento dei medici Inps, ma c’è un problema fondamentale: quello delle risorse. Non è possibile infatti usare quelle assegnate in precedenza, che sono vincolate alle Asl.
Per cui occorrerebbe attingere ad altri fondi, che però sono quanto mai scarse se non inesistenti. Ecco quindi spiegato perché, come segnala l’Anmefi (l’Associazione dei medici di medicina fiscale che operano presso l’Inps in regime libero professionale) le verifiche sui dipendenti pubblici sono ormai ridotte al lumicino. E Capodanno si avvicina.