la Repubblica, 19 dicembre 2015
Il fringuello di Darwin rischia l’estinzione
È un brutto giorno per gli ornitologi di tutto il pianeta, così come per i tanti seguaci o semplici estimatori di Charles Darwin. Infatti, il fringuello delle isole Galapagos, quel piccolo volatile grazie al quale il padre della biologia moderna elaborò la sua teoria dell’evoluzione, sarebbe a rischio di estinzione. Tra cinquant’anni, dicono gli scienziati dell’arcipelago equadoriano, il celebre pennuto potrebbe aggiungersi alla lunga lista degli uccelli scomparsi per sempre. Ma se il Dodo delle Mauritius, la gallina rossa di Calabria e il ciclopico Aepyornis di Madagascar si sono estinti per colpa nostra, ossia perché noi uomini li abbiamo cacciati senza pietà fino all’ultimo esemplare delle loro specie, il fringuello in questione è minacciato da un’altra insidia: un parassita che aggredisce i loro piccoli una volta usciti dall’uovo. Nell’ampio servizio che la Bbc dedica a questa ferale notizia c’è la foto del cadaverino di un giovanissimo fringuello, con l’addome rigonfio delle larve di mosca che mettono a repentaglio la sua razza. Ora, l’immagine di quel pulcino morto, smagrito e implume, trascende il triste futuro del fringuello darwiniano, poiché può evocare le infinite e strazianti sofferenze che ancora patiscono gli uccelli nel loro insieme, dai pettirossi e le cinciarelle che ci ostiniamo a catturare con trappole soffocanti a tutte le starne, quaglie o beccacce che continuiamo a massacrare con il piombo delle doppiette per divertimento. Agli inizi degli anni Trenta dell’Ottocento, durante il suo viaggio nei mari del Sud a bordo del “Beagle”, Charles Darwin notò che pur avendo la stessa taglia e il medesimo piumaggio, i fringuelli delle isole Galapagos possedevano becchi di forme e grandezze diverse. Il biologo s’accorse anche che la dimensione del becco variava in funzione della quantità e, soprattutto, del tipo di cibo a disposizione. Dunque, vista la grande distanza che separa l’arcipelago dal continente sud-americano, il giovane Darwin concluse che su quegli scogli sperduti nel cuore del Pacifico fu da un solo tipo di uccello, sorta di proto-fringuello, che apparvero dopo un lento processo evolutivo tutte le altre varietà di fringuelli. Quella a rischio è la più comune tra le 18 che si contano alle Galapagos. Solo sull’isola Santa Cruz ve ne sarebbero 140mila coppie. Ma non per molto, secondo gli ornitologi locali, i quali hanno dimostrato che in pochi decenni l’appetito delle larve di mosca avrà sterminato l’intera discendenza dei fringuelli. La mosca in questione, malauguratamente importata dal Giappone nel 1960, depone le sue uova direttamente nelle narici dei fringuelletti. Una volta le uova diventate larve, queste si nutriranno del pulcino direttamente dall’interno del loro corpo fino ad ucciderlo. La “buona” notizia ce la comunicano gli stessi ornitologi: la catastrofe dell’estinzione si può evitare. Per farlo sarà tuttavia necessario l’intervento dell’uomo, con una radicale disinfestazione della mosca giapponese a base di pesticidi. Qualche anno fa, sempre alle Galapagos, si palesò un spettro altrettanto temibile, quando da una nave sbarcò una manciata di ratti, ancora sconosciuti sull’arcipelago, e i quali avrebbero messo a rischio la sopravvivenza di numerose specie endemiche, dal pinguino alle salamandre, divorandone le uova. Delle devastazioni dei topi in quel prezioso eco-sistema non si hanno ancora notizie. Ma saranno di certo trascurabili rispetto a quelle che potrebbero arrecare i pesticidi contro le mosche giapponesi.