la Repubblica, 19 dicembre 2015
Angela e Matteo faranno pace a Berlino?
È la politica: prima si litiga e poi si cerca di smussare. E Angela Merkel di politica se ne intende. Così al termine del vertice di Bruxelles prende sotto braccio il premier italiano: «Vienimi a trovare a Berlino e parliamo con calma di tutti questi temi». Lo stesso Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione, da vecchia volpe dei tavoli europei fissa un incontro a Roma con Renzi per i primi dell’anno. Eppure ieri il clima è stato tutt’altro che amichevole. Il premier è intervenuto su tutti i temi, anche in modo polemico. Se Monti nel 2012 è stato l’unico capo di governo italiano a battere la Merkel (sullo scudo anti-spread) mettendo il veto al Consiglio europeo, Renzi è il primo che lancia un’offensiva a trecentosessanta gradi sulle politiche continentali.
Chi era nello stanzone del summit al cinquantesimo piano del Justus Lipsius racconta che lo scontro con la Merkel è iniziato quando si è parlato di energia. «Ho delle domande da porre», ha esordito Renzi. «Vorrei capire la logica di quanto sta accadendo. Volete rinnovare automaticamente le sanzioni contro la Russia e parliamo di sicurezza energetica e di diversificazione delle fonti. Poi però la Germania raddoppia il Nord Stream passando per il Mar Baltico quando a luglio avete bloccato il South Stream (progetto con Eni, ndr) perché bypassava l’Ucraina e non garantiva la diversificazione». Un’uscita esplicita contro la Cancelliera seguita da una battuta: «Tra un po’ mi fanno socio onorario del gruppo dei paesi contrari al Nord Stream 2».
Battuta fino a un certo punto, visto che Renzi lega con i leader centrorientali contrari al progetto siglato da Basf, E.On e Gazprom e manda in minoranza la Germania. La Merkel si trova così a giocare in difesa: «È un progetto privato del quale non so niente. Spetta alla Commissione stabilire se è in linea con le regole Ue». Dunque la palla passa a Juncker. L’ex premier lussemburghese garantisce che «South Stream non è stato bocciato per ragioni di geopolitica ma tecniche» e annun- cia «un supplemento di indagini su Nord Stream 2». Solo l’olandese Rutte, il cui Paese è coinvolto nel progetto, si schiera con la Merkel. Hollande rimane equidistante. Sulla linea di Renzi sono invece Tsipras, il portoghese Costa, il ceco Sobotka, l’ungherese Orban, il bulgaro Borissov e la lituana Grybaskaite. Anche il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, dice che il progetto «è contrario alle regole» ma con una certa malizia un alto dirigente Ue noterà che l’accordo tra tedeschi e russi è stato scritto molto bene e rimettersi nelle mani di Bruxelles nel momento di difficoltà è stato astuto da parte della Merkel perché sarà difficile trovare una falla giuridica per bocciarlo. In serata poi gli ambasciatori prolungano le sanzioni alla Russia di altri sei mesi, rinnovo bloccato la scorsa settimana dall’Italia proprio per affrontare la contraddizione tra sanzioni e gasdotto.
Si passa alla politica economica e lo scontro è ancora più acceso. Renzi nota che dal 2008 gli Usa grazie alle politiche espansive sono riusciti a crescere e a tagliare la disoccupazione e chiede alla Merkel se voglia finalmente togliere il veto al Fondo di risoluzione delle crisi bancarie (ora con il Bail In che vieta salvataggi degli istituti con soldi pubblici la Ue vuole un salvadanaio europeo che garantisca i conti fino ai 100mila euro). La Cancelliera è irremovibile: «No, sul Fondo sono contraria fino a quando le banche europee non saranno solide e non ci sarà più il rischio che i titoli di stato nel loro portafoglio in caso di crisi sistemica come quella greca le facciano saltare. Solo allora mutualizzeremo i rischi». Quindi “la donna più potente del mondo” rilancia criticando i tassi di interesse bassi della Bce: «Non permettono ai nostri fondi pensione di ricapitalizzare». Ma Renzi ribatte: «Però vi fanno esportare alla grande e vi permettono di comprare gli aeroporti greci (con Fraport, ndr), suvvia non venite a dirci che donate il sangue all’Europa». Il premier quindi attacca anche la Commissione su migranti e banche. Sono mesi che Renzi medita un’offensiva contro il dominio tedesco e in vista di negoziati delicatissimi per l’Italia (conti pubblici, banche etc.) lancia la sua offensiva. Nei primi mesi della nuova legislatura europea, lo scorso anno, Roma aveva ottenuto molto su flessibilità e migranti, ma poi la forza politica di Bruxelles sembra essersi arresa all’onda lunga tedesca. Da un lato il premier punta a contrastare gli interessi tedeschi, dall’altro a far capire a Juncker che il Pd può mettere in difficoltà la grande coalizione che a Strasburgo sostiene tutta l’architettura europea. In Europa vale la regola che si negozia su tutto, ma storicamente leader troppo critici possono vincere su qualche dossier mentre sul lungo periodo rischiano l’isolamento. E lo stesso Renzi comprende l’incertezza della sfida: avrà successo? «Cito Battisti, “lo scopriremo solo vivendo”». Il premier parlava di Nord Stream, ma il concetto vale anche per il resto.