Corriere della Sera, 19 dicembre 2015
Difendiamo la figlia di Zuckerberg dalle euforie adolescenziali del padre
Difendiamo dalle euforie adolescenziali del neo-padre Mark Zuckerberg la piccola Max, nativa digitale che più digitale non si può, la quale non ha ancora un mese di vita e già si è trovata, a sua insaputa, a essere varie volte oggetto virale della blogosfera in visibilio: la prima volta, il giorno in cui è nata, la sua immagine con i genitori chini su di lei ha fatto il post-verniano giro dell’e-mondo in meno di 80 secondi; la seconda volta, ieri, ha eccitato il popolo dei social insaccata da papà Mark dentro una tunica da Jedi, in omaggio al settimo episodio della saga di «Star Wars» appena approdato nelle sale. Povera piccola incolpevole Max: illuminata da una spada laser e circondata dal peluche di Chewbecca e dalla testa non proprio rassicurante di Darth Vader. Insomma, un simpatico quadretto (che pubblichiamo a pag. 51) in cui non si capisce se i gadget siano messi lì in funzione della bambina o viceversa. E infatti sembra piuttosto imbronciata, la piccola, forse presagendo quante volte, andando avanti di questo passo, dovrà sottoporsi alla cyber-ostensione per soddisfare l’e-ebbrezza paterna. Perché se il buon giorno si vede dal mattino, chissà le gallery che le toccheranno, con il primo rigurgitino e il primo dentino e il primo giornino di scuola e tutti i possibili travestimenti – Albus Silente alla prossima puntata di «Harry Potter», e via via Gollum, Minion, Kung Fu Panda, Peppa Pig, Superwoman, Nausicaa nella valle del vento, Angry Bird – fino all’età della ragione, che le auguriamo precocissima, quando dal suo smartphone sicuramente di ultima generazione potrà postare su Facebook la più sonora delle pernacchie a suo padre, destinata a diventare il post più virale del millennio. Difendiamo la piccola Max, con la consapevolezza che difendendo lei, difenderemo anche noi e soprattutto i nostri figli da noi stessi, cioè dall’inebriante contagio universale di tutte le idiozie che ci saltano in mente.