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 2015  dicembre 19 Sabato calendario

Nipote e operai sono indagati per la morte dell’imprenditore nella fonderia di Marcheno

Quattro indagati in concorso per l’omicidio volontario e la distruzione del cadavere di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno scomparso nella sua fonderia la sera dell’8 ottobre. È la svolta, importante, impressa ieri alle indagini, dalla procura e dai carabinieri di Brescia guidati dal colonnello Giuseppe Spina.
Il giallo adesso è un po’ meno intricato. Sul registro degli indagati sono finiti i nipoti della vittima, Giacomo e Alex Bozzoli, insieme con Oscar Maggi e Akwasi Aboagye, due operai presenti in azienda la sera della sparizione della vittima. Non è ancora chiaro che ruoli abbiano avuto nella vicenda, chi sia stato a eliminare Bozzoli, ma per gli inquirenti non vi è alcun dubbio sulla loro responsabilità. Con i quattro quella sera c’era anche Giuseppe Ghirardini. Se l’operaio non fosse stato trovato morto il 18 ottobre, avvelenato dal cianuro (secondo gli inquirenti si è suicidato per il rimorso), sarebbe finito pure lui nell’inchiesta.
Erano tutti nella fonderia, secondo la Procura sanno quello che è successo, sanno come è stato ucciso Mario Bozzoli, ma nessuno finora ha parlato. I carabinieri hanno dovuto confrontarsi con una serie di silenzi e di menzogne, ma ieri sono scattate le perquisizioni nelle abitazioni degli indagati e nella fonderia di Bedizzole, avviata dal fratello della vittima con i due nipoti. Perquisizioni mirate alla ricerca di indizi e di conferme all’ipotesi investigativa: Bozzoli è stato ucciso in azienda, il corpo fatto sparire in uno dei forni che stava colando ottone.
A casa di Maggi i carabinieri cercavano denaro o eventuali messaggi e note scambiate con i colleghi. Non si sa se le ricerche siano state o meno fruttuose. L’operaio è finito tra i sospettati per la presenza in azienda l’8 di ottobre, ma soprattutto per aver dimostrato, subito dopo la scomparsa di Bozzoli, di avere a disposizione una inconsueta quantità di denaro. Ad aumentare i sospetti su di lui anche il fatto che cercasse informazioni sulla temperatura di fusione del titanio; e Bozzoli portava addosso una protesi proprio di quel materiale.
Nel mirino del procuratore Tommaso Buonanno ci sono da tempo anche i nipoti di Mario Bozzoli. I due figli del fratello Adelio sono stati tra i primi a essere sospettati. La moglie di Mario, il giorno dopo la scomparsa del marito, fece mettere a verbale che l’imprenditore aveva paura dei parenti, che in azienda c’era un clima invivibile e temeva pure che Alex e Giacomo rubassero del materiale per portarlo nella nuova fonderia di Bedizzole. La moglie ai carabinieri aveva detto che il marito era intenzionato a sporgere denuncia, ma non ne ha avuto il tempo. L’8 ottobre, poco dopo le 19.15, dopo aver chiamato la moglie, per assicurarle che sarebbe tornato in fretta e l’avrebbe portata a cena, è sparito.
Alle undici di sera, preoccupatissima, la signora Bozzoli era andata in azienda e aveva parlato con gli operai presenti, con Maggi, Aboagye, per tutti Abu, e Ghirardini. «L’abbiamo visto poco dopo le 19, stava andando nello spogliatoio» avevano raccontato senza tradire alcuna emozione. Maggi aveva spiegato alla signora che c’era stata una fumata anomala nel forno curato da Ghirardini, ma anche a quello aveva dato poco peso, minimizzando l’accaduto. Bozzoli era scomparso ormai da quattro ore.