Il Sole 24 Ore, 18 dicembre 2015
Come funziona il Crédit Agricole, il sistema cooperativo francese che Renzi vuol prendere a modello
Il primo embrione del futuro Crédit Agricole, il gruppo bancario (e assicurativo) francese che il premier Matteo Renzi ha indicato come modello per il riassetto del credito cooperativo italiano, prende forma 130 anni fa. Quando, nel 1885, nasce a Salins-les-Bains, nel Jura, la Società di credito agricolo del dipartimento di Poligny, per consentire agli agricoltori locali di accedere ai fondi necessari a sviluppare la loro attività (e far fronte alle annate di cattivo raccolto).
Ma la vera data di inizio è il 1884, quando il Governo vara una legge sulle casse locali dando loro la figura giuridica di società cooperative. Mentre cinque anni dopo vedono la luce le casse regionali, con l’obiettivo di federare quelle locali. Già nel 1931 sono presenti in tutti i dipartimenti francesi (l’equivalente delle nostre province) e nel 1920 viene creata la Cassa nazionale del credito agricolo (Cnca), sorta di banca centrale del gruppo con compiti di controllo e compensazione, pubblica e in mano ovviamente al ministero dell’Agricoltura.
Bisognerà però aspettare il 1966 perché l’Agricole inizi a diventare qualcosa di simile a quello che è oggi, con la cancellazione della tutela da parte dello Stato. La trasformazione finale è del 1988, quando la Cnca – che nel frattempo ha già aperto la sua prima filiale all’estero, non a caso a Chicago – diventa società anonima, detenuta al 90% dalle casse regionali e al 10% dai suoi dipendenti. Nel 1991 è la banca “universale” che conosciamo e dieci anni più tardi, nel 2001, entra in Borsa, con il nome di Crédit Agricole Sa (Casa).
Da allora è una vera e propria corsa alla crescita – interna ed esterna, in Francia e all’estero – con operazioni riuscite (l’ex Crédit lyonnais, diventata Lcl, o l’Italia, secondo mercato del gruppo, con Cariparma) ed errori clamorosi (Emporiki in Grecia e Banco Espirito Santo in Portogallo) che tra il 2011 e il 2012 hanno pesato fortemente sui conti.
Il risultato finale è comunque un colosso da 30,2 miliardi di ricavi, un risultato operativo di 11 miliardi, utili netti per 4,9 miliardi (2,3 per Casa), 140mila dipendenti, 50 milioni di clienti, oltre 11mila agenzie. La prima banca in Francia (con poco meno di un quarto del mercato) e il terzo grande gruppo bancario del Paese (dopo Bnp Paribas e Société Générale, che hanno una ben più forte presenza all’estero). Un successo che si inserisce nel più ampio scenario della tradizione cooperativa francese. Se infatti ai dati della “banca verde”, come spesso viene chiamato l’Agricole, sommiamo quelli della Bpce (le banche popolari e cooperative) e del Crédit mutuel, ben oltre la metà del mercato bancario nazionale (in termini di depositi, e quasi il 50% in termini di impieghi) è in mano al settore cooperativo.
Alla base della struttura ci sono le 2.509 casse locali, che hanno compiti di “animazione” e promozione sul territorio, con otto milioni di soci (quasi totalmente agricoltori). Le casse locali detengono il 100% delle 39 casse regionali, le banche del gruppo in Francia, che a loro volta posseggono il 100% della holding Rue de la Boétie (dal nome della strada di Parigi dove ha sede la Fnca, la Federation nationale du Crédit Agricole), la quale detiene il 54,7% della struttura quotata. Che ha il 25% (senza diritti di voto) delle casse regionali e alla quale fanno capo le attività internazionali e le società francesi che non si occupano di banca di dettaglio (asset management, credito al consumo, investment banking). Va ricordato che nel suo cda siede dal 2010, come indipendente, l’ad del gruppo L’Espresso Monica Mondardini.
Il controllo “politico” della Sa – l’orientamento delle grandi scelte strategiche – viene appunto esercitato attraverso la Fnca, il cui consiglio è composto da presidenti e ad delle casse regionali.
Una struttura che è stata a volte criticata per la sua complessità e che recentemente ha conosciuto una importante semplificazione con l’arrivo alla presidenza della Sa (il cui nuovo amministratore delegato è peraltro l’ex segretario generale della Fnca) di Dominique Lefebvre, che è anche presidente dalla Fnca (e statutariamente di Rue de la Boétie). Oltre a rimanere l’attivo proprietario di un’azienda agricola da 150 ettari nei pressi di Chartres.
Marco Moussanet