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 2015  dicembre 18 Venerdì calendario

Il Colosseo ostaggio degli urtisti (cioè gli abusivi che vendono souvenir)

Colosseo chiuso per mezz’ora al pubblico, sotto scacco dalla follia di un assalto da far west. Altro che allerta terrorismo, altro che minacce dall’Isis. In centinaia irrompono sulla piazza del monumento. Sono gli ambulanti del souvenir paccottiglia. Con loro, sembra, anche i centurioni in borghese. L’ultima centuria senza gladio di plastica. Piombano all’improvviso sull’ingresso della casa dei gladiatori. Travolgono le transenne speciali che ordinano i flussi di visitatori. Aggrediscono con spintoni i turisti in fila. Quasi tutti stranieri (molti australiani, sudamericani, giapponesi e cinesi). Tanti i bambini in coda. La tensione è alle stelle. È da poco passato mezzogiorno (sono le 12,15). Ora di punta per le visite all’Anfiteatro Flavio. In una giornata di sole invernale capace di sedurre quegli appassionati di storia romana che non hanno ancora l’urgenza del regalo di Natale. E il Colosseo si ritrova sotto sequestro dai bancarellari. Per ben trenta minuti. Nessun turista può entrare o uscire.
I BANCARELLARILa follia di un assalto inaspettato, in totale illegalità, arriva con un centinaio di ambulanti, gli urtisti, i venditori itineranti di oggetti ricordo, i bancarellari dei souvenir sostenuti dalla Comunità ebraica. Bloccano un primo ingresso. Poi assediano anche il secondo. La polizia fa chiudere il monumento. La piazza diventa un presidio di agenti di polizia e carabinieri. Si fronteggiano, come una guerriglia. La sera dalla Questura faranno sapere che non c’è stato nessun arresto. Ma quella degli urtisti è una messinscena violenta contro le ordinanze che vietano la loro attività imposte dal commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca. Una querelle tutta amministrativa che viene sbattuta in faccia ai turisti spaventati. E questi via, di corsa, scappano. Sono numerosi, centinaia. «Non capisco cosa sia successo. È pazzesco. Non ho mai visto nulla del genere», dice una signora in lingua spagnola.
GLI SLOGANNel frattempo impazzano i cartelli, gli slogan, i cori: «Se non guadagniamo noi, non dovete guadagnare neanche voi, nè Della Valle». Che c’entra Della Valle? Dalla Soprintendenza ai beni archeologici guidata da Francesco Prosperetti fanno sapere che tra gli urtisti ci sarebbero stati anche i centurioni in borghese, anche loro a protestare contro i divieti di vendere pose fotografiche ai turisti fioccate delle recenti ordinanze del commissario Tronca. Ma scoppia la guerra civile. Gli urtisti, con il loro portavoce Fabio Gigli, precisano «Soltanto noi abbiamo bloccato l’ingresso dei turisti al Colosseo. Non c’erano altre categorie, men che mai i centurioni». La protesta era cominciata qualche ora prima, in piazza Santi Apostoli (presso piazza Venezia). Poi la marcia, diretti verso il Colosseo percorrendo via dei Fori Imperiali. «Non è possibile andare a vendere i souvenir dove i turisti non ci sono – gridava gli urtisti – In tutte le città italiane i souvenir vengono venduti nelle principali piazze storiche non si capisce perchè questo non debba avvenire anche a Roma». Alle 12:45 gli ambulanti si allontanano dagli ingressi. Poi si disperdono. Alle 13 il Colosseo riapre. Alle 18 una delegazione di ambulanti è stata ricevuta in Prefettura. È la fine della protesta?