il Giornale, 18 dicembre 2015
Dopo Natale mangiarsi l’albero. Con l’abete si possono fare biscotti, brodi e risotti
Dilemma delle feste: comprare un albero vero o investire in uno finto di plastica, rigorosamente made in China, meno bello ma che si può riutilizzare negli anni successivi? Dato che il costo è assimilabile, in proporzione alle dimensioni, bisogna tenere conto delle variabili accessorie. Ovvero l’albero di plastica, una volta terminate le festività, verrà riposto in cantina o nel ripostiglio e avrà terminato così il suo imponente incarico, mentre un vero abete è utile tutto l’anno: può entrare a far parte della nostra alimentazione. Incredibile ma vero, l’abete rosso è un super nutriente naturale, in quanto ricchissimo di vitamina C e molto versatile nell’utilizzo in cucina. In particolare, soprattutto se in possesso del certificato FSC® o PEFC che ne garantisce una coltivazione eco-sostenibile, si può utilizzare tutto l’anno attraverso un ricettario stagionale che ha ideato Wood*ing, un laboratorio di ricerca e sperimentazione sull’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione e la nutrizione umana, unico in Italia e tra i pochissimi riconosciuti a livello mondiale, a pochi chilometri da Milano, a Desio, in collaborazione con ERSAF Lombardia e il «gastronauta» Davide Paolini. Valeria Mosca, l’anima di Wood*ing, propone di utilizzare gli aghi per i biscotti d’abete, da ritagliare nella forma caratteristica, per la primavera una sana e nutriente insalata di abete con le gemme fresche, per l’estate un gustoso risotto all’abete e per riscaldarsi dai primi freddi autunnali si riutilizzano gli aghi per un infuso di abete rosso. L’abete si presta anche a realizzare gustosi brodi, balsamici sciroppi, sorbetti, gelati, creme. Tecniche di sopravvivenza già usate nei periodi di carestia; sebbene ora il wooding vada di moda, è davvero questo il «mestiere più antico del mondo»: dagli albori della vita l’uomo si è dimostrato raccoglitore nell’indole, prima ancora che cacciatore o coltivatore. L’abete inoltre non richiede grandi cure: venduto con un adeguato «pane di terra» che ne consente il mantenimento in vita, va innaffiato saltuariamente, tenuto in uno spazio luminoso e lontano da fonti di calore durante le feste, spostato all’esterno successivamente, il gentile pino ricambierà le nostre attenzioni profumando la casa di resina e oli essenziali, pronto ad addobbarsi per le feste l’anno successivo.