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 2015  dicembre 18 Venerdì calendario

Le tredicesime da 1 euro dei professori precari

L’ultima umiliazione è la tredicesima da un euro. La stanno ricevendo in queste ore diversi insegnanti precari, supplenti brevi e annuali ai quali lo Stato non riesce a pagare il dovuto e – per autotutela legale – consegna una busta paga bugiarda: 202,80 euro di competenze, 201,80 euro di trattenute, il totale netto fa un euro e zero centesimi. In attesa di conguaglio. Solo a Padova la Cgil ha contato undici tredicesime beffa e questo è l’avamposto plateale di un problema nazionale ormai fuori controllo: il ministero dell’Istruzione non riesce a pagare lo stipendio alla maggior parte dei supplenti in carica, soprattutto a quelli chiamati per malattie e maternità dei titolari di cattedra. I precari al verde – alcuni attendono lo stipendio di settembre – nel paese sono trentamila. Un disastro, alla vigilia delle ferie di Natale.
La prof Stefania Aceto, emigrata a Padova, racconta: «Ho lasciato un paese della provincia di Cosenza per poter insegnare e adesso il mio affitto lo pagano i miei genitori». Antonio Amoroso insegna a Piove di Sacco e dice: «Da settembre a oggi mi hanno pagato nove giorni, non ho neppure i soldi per fare l’abbonamento a BusItalia». Patrizia Buccinì, siciliana nel Nord-Est, di tremila euro dovuti ne ha ricevuti cinquecento. L’ingegner Vito Orazio C. racconta che la figlia, precaria a Torino da otto anni, dopo quattro mesi di stipendio zero «è andata in cura per esaurimento nervoso». A Biella l’avvocato Giovanni Rinaldi ha depositato il primo decreto ingiuntivo per una docente che non è più in grado di garantire un pasto a sé e al figlio di 4 anni. Il sindacato Anief assicura che diversi insegnanti si sono dovuti rivolgere alla Caritas.
Il problema non è nuovo, ma quest’anno è particolarmente ampio e profondo. È accaduto che, con la Buona scuola lontana dall’approvazione, all’inizio del 2015 il ministero dell’Istruzione abbia chiesto al ministero delle Finanze un plafond per le supplenze di 110 milioni. Mesi dopo, ne sono arrivati poco più di venti. Quindi, per superare il vecchio problema dei pagamenti fatti direttamente dalle scuole (che nel passato spesso non avevano fondi sufficienti), il Mef ha centralizzato le operazioni di calcolo dei giorni lavorati e l’elaborazione del cedolino. Il risultato ha fortemente peggiorato le performance sulla questione. Il nuovo sistema informatico ha paralizzato segreterie scolastiche spesso sotto organico e impreparate. Sul sistema sono stati caricati, per errore, diversi precari incardinati con supplenza annuale e dai primi giorni di ottobre gran parte degli stipendi dei sostituti si sono bloccati. A novembre, mese picco per le sostituzioni temporanee, la situazione è diventata da allarme rosso. Ad oggi ci sono casi di versamenti non fatti per ore d’insegnamento del giugno 2014.
La Cgil rivela: «Le segreterie sono oberate da un tourbillon di nuovi contratti, i ritardi della Buona scuola hanno appesantito la macchina. A settembre sono stati bloccati i pagamenti di 80 mila insegnanti per 80 compilazioni irregolari». L’Anief: «Se il 20 dicembre non saranno versati gli arretrati inonderemo i tribunali di ingiunzioni».
Il Mef addossa le colpe al Miur: «Non ha accreditato tempestivamente i fondi liberati ed esegue controlli elaborati che rallentano le operazioni di emissione». Il ministero dell’Istruzione contraccambia: «Non ha erogato il promesso». Con un decreto dell’11 dicembre, l’esecutivo ha messo a bilancio 64 milioni extra. Alcuni stipendi di settembre e ottobre – non tutti – sono stati pagati. Ora si lavora per risolvere novembre e dicembre: servono nuovi stanziamenti. Al Miur assicurano che a gennaio – non prima – le buste paga saranno riallineate.