la Repubblica, 18 dicembre 2015
A Pontoglio, il paese che impone le tradizioni cristiane
PONTOGLIO (BRESCIA).
Si chiamano così, adesso: “Caratteristiche storiche del nostro paese”. Certo, come no. Pura “informazione culturale”. Dalla “donna alla musica, dall’arte ai costumi, dalle usanze ai riti tradizionali”. A Pontoglio il musulmano è avvisato: se non si adegua alla “cultura occidentale”, fuori dalle scatole. L’effetto visivo dei cartelli “no-islam” piazzati agli ingressi del paese è quasi grottesco: peccato che il contenuto sia tutto vero, e dietro ci sarebbe anche, diciamo, dello studio.
Pontoi, Pontoglio, in dialetto bresciano. Partiamo dall’anagrafe: 6.981 abitanti di cui 1.161 stranieri (il 16,6% della popolazione); nella classifica dei 205 Comuni della provincia è al 23° posto per presenza di immigrati. Così suddivisi: 238 albanesi, 203 marocchini, 192 romeni e 149 indiani. Da ieri questi 1.161 residenti – tutti in regola coi documenti, molti con contratti di lavoro e che vivono tranquillamente con le loro famiglie – dovranno prestare attenzione. Perché i cartelli voluti dalla giunta comunale di centrodestra parlano chiaro: Pontoglio – è scritto a caratteri bianchi sul tradizionale sfondo marrone dei cartelli stradali che indicano il nome del Comune – è un “paese a cultura Occidentale e di profonda tradizione Cristiana”. Segue out-out esplicito: “Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”. Non serve un interprete per capire che a Pontoglio – ironia del caso: a proposito di Occidente, è il Comune più a Ovest della provincia – gli extracomunitari non li accolgono proprio a braccia aperte.
«Nessuna provocazione e nessuna mancanza di rispetto – spiega il sindaco Alessandro Seghezzi, eletto da una lista Pdl-Udc-Lista civica – L’iniziativa rispetta le linee programmatiche di inizio mandato. È un invito a rispettare la cultura e le tradizioni locali. Una cultura che si fonda sul rispetto reciproco: dalla donna alla musica, dall’arte ai costumi, dalle usanze ai riti tradizionali. Il rispetto altrui, per noi, è la prima vera forma di civiltà e libertà».
Per meglio afferrare il concetto di «rispetto altrui» di cui vanno fieri gli amministratori di Pontoglio può essere utile ricordare l’ultima tra le precedenti iniziative assunte dalla giunta: l’innalzamento del prezzo del certificato di idoneità alloggiativa a 425 euro. Una maxistangata sugli stranieri. Da notare: il certificato di idoneità alloggiativa costa, normalmente, 50 euro. La Camera del lavoro di Brescia e l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) lo hanno ricordato in una causa depositata in tribunale, nella quale la delibera dei 425 euro è definita “discriminatoria”. «Altrettanto faremo per i cartelli – una provocazione inutile e razzista – se l’amministrazione non accoglierà il nostro invito a rimuoverli», annuncia Damiano Galletti, segretario della Cgil.
Il fuoco delle polemiche è già rovente. «Faccio questa domanda: i cittadini di Pontoglio, che pure hanno votato il loro sindaco, si sentono oggi più sicuri, come suggerisce l’amministrazione nella delibera, per il fatto che ci sono cartelli del genere all’ingresso del paese?». Nella Pontoglio “profondamente cristiana” ognuno ha il suo concetto di civiltà. E le proprie idee. «Non c’è nulla di razzista, questa è solo informazione storica, la nostra tradizione è questa», dice l’assessore Paolo Bocchi. «E poi ogni giunta fa quello che desidera, noi abbiamo optato per un’informazione culturale». Da notare: la Lega – che sulle delibere creative anti-immigrati nel bresciano detiene il primato assoluto – a Pontoglio è in minoranza. Non può insomma appuntarsi la medaglia del “cartello”. Ma il medagliere qui in Franciacorta è già ricco: e non riguarda solo le minoranze etniche. A settembre il sindaco leghista di Prevalle aveva lanciato la sfida sui cartelli a led all’ingresso del paese: «L’amministrazione comunale è contraria all’ideologia gender». Lo ha seguito a ruota il collega di Capriolo, Luigi Vezzoli, anche lui leghista: stessi cartelli, stesse polemiche. Insomma: per gay, lesbiche, trans e stranieri da queste parti l’accoglienza non è esattamente trionfale. Dopo il caso Pontoglio ecco le parole di Laura Castelletti, vice sindaco di Brescia: «Pensavo di vivere in uno Stato Laico, ero pure convinta che in Italia non ci fosse religione di Stato e non sapevo che la donna potesse essere inserita negli usi e costumi di un Paese».