La Stampa, 18 dicembre 2015
L’Europa del buon vivere in mostra a Londra. L’evoluzione del tempo libero tra Seicento e Ottocento
È quasi una sfida di questi tempi raccontare le «arti del vivere», o meglio come le società si sono trasformate nelle arti, nel cibo, nella moda e nel tempo libero, quello che restava tra una guerra e l’altra. È quello che prova a fare ora il Victoria & Albert Museum attraverso più di mille oggetti della vita quotidiana nella mirabile passeggiata lungo le «Gallerie d’Europa 1600-1815» appena restaurate. «Mentre ruoli e rapporti in Europa e nel mondo sono sotto scrutinio – spiega Martin Roth, direttore del museo – noi proponiamo oggetti, creatori e mecenati d’un periodo che ha avuto grandissima influenza su abitudini e stili di vita dell’Europa oggi».
Francia e Italia
La Dolce Vita, naturalmente, è nata in Italia: nel primo Seicento è il nostro Paese a dettare il gusto della classe dirigente, con i lavori del Bernini e dell’Algardi per i Papi: da metà del XVII secolo è la Francia a soppiantarla e a dominare lo stile di vita con Barocco e Rococò. L’innovatore è Luigi XIV, con la costruzione della reggia di Versailles promuove se stesso e la Francia, protegge l’artigianato, fonda l’Academie Royale e la Manifattura di Gobelines, mentre i giardini di Le Notre alimentano ville e palazzi, si moltiplicano medaglie, scrivanie, Cabinet in madreperla, argenterie. Parigi diventa il centro del lusso mondiale.
I riti del tempo libero
Il tempo libero ha nuovi riti: sport, giochi, concerti a casa e recite: inizialmente sono pensati per sovrani, principi, nobili, ma via via i costumi si dilatano a fasce più ampie. Per il tempo libero servono libri, stampe, biblioteche per leggere; servizi di Sèvres per sorseggiare in salotto le nuove bevande esotiche, tè, caffè e cioccolata.
Un passatempo molto in voga è la caccia: Snyders dipinge il cervo abbattuto, in mostra ci sono armi di uso vario, fucili, alabarde, la coppia di pistole a ruota firmata Lazzarino Cominazzo, fiasche da polvere in avorio. Per quanto riguarda la cura del corpo, le toilettes dipendono dal ceto, qui si ammira la stanza fine Seicento dal Castello de La Tournerie, e il Cabinet di Madame de Serilly.
In casa i gentiluomini ricevono in Banyan, nome indiano per la veste-kimono comoda e scivolata; si fa musica con piano e arpa dorata; ci si diverte nel glamour di «Masquerade» (costumi da Venezia), mentre a corte vanno in scena le «Tragedies en musique», poco meno di opere; dopo cena i signori bevono, fumano, giocano a carte e backgammon, magari fra coppe genovesi d’argento, tabacchiere, ingegnosi orologi contro il tempo, calici spagnoli, porcellane. Nei Salons, Madame De Pompadour discute ingioiellata, avvolta in abiti e sete da sogno, con libro in mano (Bouchet la immortala così nel 1758), intrattiene Voltaire e Montesquieu, promuove Diderot, D’Alambert e l’Enciclopedia.
Primedonne
Protagoniste sono le donne. Maria Antonietta pretendeva vestiti corti, trasparenti, stretti in vita, amava le mussole candide, fogge semplici, era stanca di broccati e acconciature, mostrava gusti bizzarri per il tempo. Sposa nel 1770 di Luigi XVI a 14 anni, fiera dei maestri Gluck per la musica e Metastasio per l’italiano, diventa la stella della moda europea, in anticipo sul Neoclassico e sull’imperatrice Giuseppina di Beauharnais, moglie di Napoleone I. Colte e graziose, giudicate entrambe ai limiti della decenza, contribuirono a innovare i costumi richiamando a corte artisti, artigiani, ebanisti illustri. In mostra sono immortalate l’una nel dipinto di Drouais, 1783, guance super-rosa, petto in vista, l’altra nel marmo candido di Chinard, la corona sopra i riccioli, la scollatura generosa.
Terre lontane
Dai commerci di schiavi, spezie e merci in arrivo da Asia, India e colonie l’Europa importa cibi e materiali tuttora in uso. Tè, caffè, cioccolata, «i liquori dello zucchero» scoperti in America, compaiono nel ’600 e si apprezzano lungo il ’700, si impara a berli caldi e zuccherati. Dal Giappone, Cina, India, Turchia si importano e imitano le «chinoiseries», vasellame, statuine, ventagli. A fine Settecento il boccino dello stile passa all’Inghilterra: scoppia l’anglomania, marsine sobrie e scure, lane calde maschili. Saranno i britannici a dettare il gusto fino alla Seconda Guerra Mondiale.