la Repubblica, 18 dicembre 2015
Il popolo grillino si ribella all’accordo per la Consulta: «È un inciucio. Anzi, un inciucione»
«È un inciucio». Anzi, «un inciucione». Il blog di Beppe Grillo pubblica un post sull’elezione dei tre giudici della Consulta scrivendo: «Ha vinto il metodo 5 stelle». Ma sono molti, tra gli iscritti, a non essere d’accordo. «Secondo me qui si tratta di un autentico autogol», scrive Sergio Ladu. «La mia fiducia vacilla se penso che stavate tenendo duro proprio per non fare nulla con il partito dei ladri. Avete creato un precedente pericoloso, evitate di ripetere lo stesso errore». E Adriano di Ascoli: «Ma non si poteva fare una votazione online per decidere tutti insieme? A parte che sono convinto che gli iscritti che votarono Prodi l’anno scorso avrebbero detto sì anche a sta cazzata». Ancor più duri, i commenti sulle pagine Facebook del “volto” dell’accordo, Danilo Toninelli. Frasi come: «Falsi buonisti, avete perso l’occasione per dimostrare che siete diversi dalla merda politichese». Fotomontaggi in puro stile M5S con i volti di Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista uniti a quelli di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Angelino Alfano: «Gratta il grillino e viene fuori il piddino», il motto coniato da chi – l’intesa per la Consulta – non l’ha proprio digerita. È una sorta di contrappasso, pagato da chi all’inciucio ha gridato più e più volte. Gli attacchi arrivano anche in Parlamento, soprattutto dalla Lega che accusa il Movimento di aver salvato il governo Renzi. E vengono postati sulle pagine Facebook dei parlamentari chiedendo spiegazioni: «Dopo tutto quello che avete detto su di lui, come avete fatto a votare Augusto Barbera?».
È l’eco delle stesse domande risuonate nelle aule parlamentari in cui mercoledì si sono riuniti, per decidere, i deputati e i senatori a 5 Stelle. I 23 – 16 alla Camera e 7 al Senato – che si sono espressi in dissenso hanno rassicurato sul fatto che si sarebbero adeguati alla decisione della maggioranza. Ma qualcuno ha anche chiesto con vigore: «Che senso aveva buttare palate di merda su Barbera se poi volevamo votarlo?». O anche: «Come lo spieghiamo, che quando appoggiammo Silvana Sciarra abbiamo fatto votare il blog e stavolta no?». Alessandro Di Battista dice chiaro: «Abbiamo sbloccato la situazione, imposto un minimo di metodo, impedito l’arrivo di persone come Luciano Violante e Francesco Paolo Sisto. È il massimo di democrazia che potevamo ottenere per i cittadini». Gli attivisti che protestano non lo preoccupano. Come non preoccupano Roberto Fico: «Prima di tutto chiariamo che da noi non c‘è una base perché non c’è un vertice. Sono concetti novecenteschi che non ci appartengono. Siamo una rete che partecipa ed esprime delle opinioni. Cresciamo tutti insieme». E poi: «Non c’è stato inciucio e non c’è stato alcun accordo col Pd. Abbiamo resistito per 30 votazioni dicendo che il nostro candidato era Modugno e che la terna non ci piaceva. Costringendoli a cambiare i nomi abbiamo elevato la qualità della Consulta». Quanto all’ipotesi di nuove intese, Fico precisa: «Noi lavoriamo sui temi in Parlamento nell’interesse della collettività. Se c’è una legge buona, la votiamo. Ma ricorderei che il Pd ha cassato la nostra proposta di abolizione di Equitalia, non vuole il reddito di cittadinanza e se abbiamo perso un anno, e milioni di euro, per arrivare al plenum della Corte Costutuzionale la responsabilità è solo sua».