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 2015  dicembre 18 Venerdì calendario

Luttwak e il racconto di un’operazione antiterrorismo segreta

Riaffiorano i ricordi di un tempo passato. Di quella drammatica stagione del dopo 11 settembre. Edward Luttwak, il politologo consulente del Dipartimento di Stato americano, profondo conoscitore dell’Italia, consegna al quotidiano britannico «The Guardian», il racconto di una operazione antiterrorismo – finora mai svelata – affidatagli dal capo della nostra intelligence dell’epoca, Nicolò Pollari, direttore dell’allora Sismi, oggi Aise. Quelli sono stati gli anni delle «rendition», dei sequestri illegali di sospetti terroristi. Ma assicura Luttwak che la sua fu solo una operazione che portò al fermo e all’interrogatorio di diversi «sospetti». Luttwak mette subito le mani avanti: «Nessuno è stato torturato. Aiutato da una mia vecchia amica studiosa di lingua araba alla Cattolica di Milano, ai fermati abbiamo detto: “Ti metteremo in cella con gli altri detenuti. Ti stupreranno alcune volte prima di ucciderti”». Va subito detto che una conferma a quanto raccontato da Luttwak l’abbiamo avuta da Calogero Mannino, l’ex ministro democristiano che il politologo americano chiama in causa. E che di quanto detto al «The Guardian», se ne è occupato nei giorni scorsi anche il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, arrivando alla conclusione che di quella operazione «agli atti non risulta nulla».
Insomma se c’è stata, l’operazione, non ha lasciato tracce (neppure contabili). Il che non esclude, appunto, che l’operazione vi sia stata. Torniamo al racconto di Luttwak, che in diversi passaggi sembra una spy story molto fantasiosa. «Ho ricevuto una telefonata da Nicolò Pollari che mi ha detto:”Voglio che tu faccia quello che non stiamo facendo”». E cioè identificare i principali punti di ingresso per i membri di Al Qaeda che arrivavano in Europa (ma non solo). A questo punto entra in scena Calogero Mannino. Racconta Luttwak: «Per neutralizzare gli operativi che approdavano in Sicilia a bordo di imbarcazioni, ho incontrato nei cinema e nei comuni dell’Isola i comandanti delle imbarcazioni. Calogero Mannino mi ha aiutato a organizzare questi incontri». Interpellato, Mannino conferma: «È vero, ricordo perfettamente. Luttwak mi pose il problema del controllo della costa siciliana. Ricordo che era accompagnato immagino da carabinieri o finanzieri in borghese. Io non partecipai a quegli incontri, mi limitai a presentargli due armatori, uno di Sciacca e l’altro di Mazara del Vallo. Ricordo anche che Luttwak si rivolse alla Marina per sensibilizzare le Capitanerie di Porto».
Calogero Mannino negli Anni Ottanta era stato ministro della Marina Mercantile e in quegli anni dovette fronteggiare episodi di pirateria oltre che sequestri di pescherecci – complessivamente 22 natanti sequestrati o attaccati da pirati – da parte della Tunisia. Da quell’emergenza nacque la necessità di costruire una rete di cooperazione formata da diversi soggetti, dai pescherecci alle motovedette della Finanza, delle Capitanerie di porto. Luttwak vuole adeguare questo sistema all’emergenza terrorismo. «Ho detto ai capitani delle navi – ricorda nel colloquio con il “The Guardian” – che avrebbero dovuto segnalare tutti coloro che sembravano sospetti. Ho detto: “Saprete chi sono, perché saranno giovani, non avranno problemi a pagare, e avranno meno punture di insetti degli altri”». Le memorie del politologo americano spaziano dalla Sicilia a Trieste passando da Bari: «Ho aiutato la polizia a combattere la mafia locale che stava collaborando con quella albanese impegnata a fornire mezzi per far sbarcare uomini di Al Qaeda sulle coste pugliesi». L’articolo del «The Guardian» si conclude con una considerazione di Luttwak: «Gli italiani sono frivoli su molte cose, ma non quando si tratta di lotta al terrorismo».