Corriere della Sera, 18 dicembre 2015
I guai giudiziari di Christine Lagarde
La strada per una riconferma di Christine Lagarde alla testa del Fondo monetario internazionale si fa più impervia. Il suo mandato scade a luglio, ma nei prossimi mesi l’ex ministra di Sarkozy dovrà dedicare non poche energie a difendersi dall’accusa di «negligenza di una persona depositaria dell’autorità pubblica». L’affare Tapie, già presente quando venne nominata a Washington nel 2011, rischia adesso di travolgerla. Lagarde è stata rinviata a giudizio ieri davanti alla «Corte di giustizia della Repubblica», l’organismo che dal 1993 è chiamato a giudicare delle infrazioni commesse dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Quel che le viene contestato è come sia stato possibile che da ministra delle Finanze a fine 2007 abbia deciso di ricorrere – irritualmente – a un arbitrato privato per risolvere il contenzioso sulla vendita di Adidas tra Bernard Tapie e il Crédit Lyonnais. O meglio tra Tapie e il «Consortium de réalisation», la struttura pubblica incaricata di liquidare il passivo della banca nel frattempo fallita. Quell’arbitrato finì nel 2008 con una decisione pesantissima per le finanze dello Stato: il «Cdr» venne condannato a pagare all’uomo d’affari in totale 404 milioni. Soldi pubblici, ma lì per lì a nessuno venne in mente di fare ricorso. In quel periodo Bernard Tapie, ex favorito di François Mitterrand che lo aveva nominato pure ministro delle Città, frequentava molto l’Eliseo occupato da Nicolas Sarkozy, dimostrando grande duttilità nello scegliersi le amicizie. Tapie andava molto d’accordo con il nuovo governo di destra, e il sospetto è che Lagarde abbia deciso di rivolgersi a un arbitrato per favorirlo. Il tesoro dei 404 milioni servì a Tapie per comprare un gruppo di giornali del Sud, da La Provence a Nice Matin, e ridargli una nuova vita da imprenditore. Il vento è cambiato con la vittoria dei socialisti e di François Hollande alle elezioni del 2012. Il nuovo potere è sembrato meno indulgente nei confronti di un Tapie ormai strettamente legato alla destra sconfitta, e la vecchia questione dell’arbitrato è stata risollevata. Nel maggio 2013 uno dei tre arbitri nominati da Lagarde, Pierre Estoup, è stato messo sotto esame per truffa, perché si è scoperto che aveva stretti legami con l’avvocato di Tapie. Poi lo Stato ha finalmente fatto ricorso contro l’arbitrato, e il 4 dicembre scorso la Corte di appello di Parigi ha condannato Tapie a rimborsare tutti i 404 milioni. «Sono rovinato – ha detto Tapie in quell’occasione -. Ma l’abbattimento passerà, come sempre. Vogliono la guerra, la avranno». Intanto però lo scandalo tocca direttamente Christine Lagarde, per la quale il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto a settembre il non luogo a procedere. Il rinvio a giudizio arriva quindi a sorpresa, e Lagarde stessa lo giudica «incomprensibile» annunciando il ricorso. Il Fondo monetario internazionale le ha rinnovato ieri la fiducia, ma l’imbarazzo esiste. Dopo Dominique Strauss-Kahn, dimissionario in seguito al disastro del Sofitel, anche la donna che lo ha sostituito ha dei problemi con la giustizia.