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 2015  dicembre 18 Venerdì calendario

Indignazione generale per la black list di ebrei italiani pubblicata sul sito di Radio Islam

Minacce in arabo e due proiettili di Kalashnikov in una busta inviata al ministro della Giustizia Andrea Orlando. E un’altra «black list» di ebrei italiani pubblicata su internet, sul sito di Radio Islam. Tappe di una giornata convulsa, drammatica, in pieno allarme terrorismo. Su entrambi i casi indaga la procura della Capitale: nel primo, già da alcune settimane, per minacce ma contro ignoti dopo che la missiva – con il destinatario scritto in inglese con un normografo e il timbro postale di Fiumicino – è stata consegnata al ministero di via Arenula.  Anche nella seconda inchiesta per ora non ci sono indagati. In questo caso le accuse sono minacce e diffamazione, aggravate dall’odio razziale: il passaggio successivo potrebbe essere l’oscuramento della pagina web dell’emittente radiofonica nata a Stoccolma nell’87, segnalata dai finanzieri del Nucleo speciale frodi tecnologiche. La polizia postale sta sfogliando su delega dei magistrati romani le decine di informazioni contenute in Radio Islam per scoprire chi abbia inserito sul sito centinaia di personaggi – pubblici e non – di religione ebraica.  Una lunghissima lista, aggiornata nel corso degli anni – anche se molti curriculum hanno informazioni datate —, con manager, intellettuali, professori universitari, giornalisti, cantanti e attori, citati con particolari sulle loro carriere in un link a parte intitolato «Il giudaismo in Italia», nel quale compaiono «gli ebrei influenti italiani». Accanto ad alcuni nomi la scritta «Ebreo» è in rosso e maiuscolo.  «Non c’è niente di nuovo, sono cose già uscite dieci anni fa», taglia corto il direttore del Tg La7 Enrico Mentana, citato nel capitolo intitolato «Il monopolio ebraico nei mass media in Italia» insieme con Clemente Mimun, direttore del Tg5, per il quale invece «noi ci siamo da seimila anni, ne abbiamo sopportate di ogni genere, non saranno i tagliagole del presunto califfo a spaventarmi. Mi spaventa di più l’inquinamento». Già nel 2011 la Postale oscurò una «black list» di docenti di tutta Italia pubblicata in un blog («Rumors») del sito «Il Cannocchiale». Tre anni prima accadde lo stesso per un elenco riconducibile a Paolo Munzi, figlio dell’ex sindaco di Forano (Rieti) indagato per violazione della privacy e denunciato per diffamazione. Nel 2012 analoghi elenchi erano stati diffusi dai gruppi filonazisti «Storm front» e «Holy war». Adesso però la lista potrebbe assumere un significato particolare visto il clima internazionale. Il ministro Orlando ha avviato uno studio per contrastare l’uso dei social media per scopi terroristici e l’istigazione all’odio, e ha già incontrato i rappresentanti di Microsoft, Facebook e Google. A tutt’oggi non ci sono conferme che l’elenco di Radio Islam e la lettera al Guardasigilli con i proiettili (firmata «Isis» e contenente la frase «Entreremo a Roma e taglieremo la tua testa») siano collegati. Intanto però si cercano i contatti italiani di Ahmed Rami, ex militare e dissidente politico marocchino, fondatore di Radio Islam. Proprio su internet si racconta che nel ‘90 i contenuti dei programmi furono aspramente criticati tanto che Rami fu condannato a sei mesi di carcere. Nel ‘96 però l’emittente ricominciò a trasmettere. «Il mondo islamico prenda le distanze da questa cosa ignobile», chiede la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello riferendosi alle liste. «Siamo al raccapricciante, all’inverosimile. Un’istigazione alla violenza – aggiunge —. Dovremmo sollevarci: finora cose simili si erano viste solo sui siti neonazisti». Di «liste di proscrizione che ci riportano agli anni più bui del nostro Paese», parla l’Usigrai mentre per la Fnsi quella di Radio Islam «è un’iniziativa squallida, razzista e intollerabile che in primo luogo offende i musulmani che hanno scelto la strada del dialogo e del rispetto». E Gianluca Peciola, di Sel, sollecita «le autorità a fare gli approfondimenti necessari».