Corriere della Sera, 18 dicembre 2015
Le giapponesi non vogliono più il cognome del marito
Il dilemma del cognome angustia le donne, che sotto ogni latitudine continuano a sfogliare la margherita: battersi per presentarsi al mondo con il proprio o rassegnarsi a quello del marito? L’ultima battaglia si è persa in Giappone, dove le donne con gli occhi a mandorla si erano appellate alla Corte supre-ma contro una legge di fine Ottocento che le obbliga ad assumere il cognome di lui sul lavoro e nelle occasioni ufficiali, potendo continua-re a usare il proprio solo informalmente: in pratica fra pochi intimi. Questione diventata ancora più calda da quando il premier Shinzo Abe caldeggia l’entrata delle donne nel mondo del la-voro per dare nuovo slancio al mercato. E loro, le donne, reclamavano di farlo alle loro condizioni, mantenendo la propria identità e il proprio cognome. Niente da fare, il giudice ha respin-to l’appello e le signore giapponesi dovranno continuare a chiamarsi con il cognome del marito ancora per un po’. Il capo della Corte Suprema, Itsuro Terada, ha argomentato con malandrina sottigliezza che la sua decisione non si può considerare «discriminatoria», in quanto formal-mente le coppie hanno la libertà di scegliere se adottare il cognome della donna o quello dell’uomo, basta che la decisione sia condi-visa. E provate allora a indovinare quante coppie hanno scelto di adottare il cognome della moglie? Meno del 10%. Ma non è detta l’ultima parola, perché i sondaggi provano che sull’argomento l’opinione pubblica è divisa: 50% a favore, 50 contro, e che i giovani sono a maggioranza per il cambiamento della legge. In attesa dunque che le donne giapponesi ripar-tano all’attacco non guardiamole con superciliosità, considerandole vittime di leggi feudali. Le faccende non vanno molto diversamente in Europa e America, anzi: spesso le donne rivendicano di poter usare, anche dopo il divorzio, il cognome del marito, perché con quello erano note, magari avevano iniziato a lavorare e quindi era diventato elemento fon-dante di una loro nuova identità sociale. Pensate a come si chiamano due fra le donne più influenti al mondo, Angela Merkel e Hillary Clinton: entrambe con il cognome del marito, la Cancelliera addirittura del primo marito, da cui ha divorziato più di 30 anni fa. Paradossi della storia al femminile, ed è difficile e ormai troppo tardi sia per l’una che per l’altra presentarsi al mondo in versione originale: Angela Kasner e Hillary Rodham. La prima non sarebbe riconosciuta da nessuno, l’altra forse da pochi appassionati di vicende politiche e di memoria lunga.