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 2015  dicembre 18 Venerdì calendario

«Non siamo i Berlusconi di Arezzo». Oggi alla Camera il voto di sfiducia contro la Boschi

«Ci dipingono come i Berlusconi di Arezzo, invece siamo una famiglia semplice che ha origini contadine». Ecco l’immagine che Maria Elena Boschi proverà a cancellare oggi, quando parlerà in Aula per spazzar via la nuvola di sospetti che ha gettato un’ombra sul governo. Costretta a metterci la faccia, la ministra delle Riforme passa al contrattacco: «Preoccupata? Macché, io sono tranquillissima». La mozione di sfiducia individuale presentata dal M5S l’ha umiliata nel momento di massimo consenso, come conferma il calo nei sondaggi. Eppure la numero due dell’esecutivo si sente forte dei numeri e giura di non temere brutte sorprese. Dalla sua parte il Pd compatto e una maggioranza che Ettore Rosato definisce «più larga del governo». Contro di lei Cinquestelle, leghisti e Sinistra italiana, che ha scelto la linea dura: «Sfiducia». Fuori dai giochi resterà Forza Italia, costretta a non partecipare al voto per nascondere l’abisso tra la linea colpevolista di Brunetta e quella innocentista di Romani. Con l’hashtag #BoschiACasa, Grillo sprona il Parlamento a prendere atto che «la fiducia degli italiani non c’è più». Ma lei, 34 anni e un largo fronte di rapporti politici trasversali, continua a dirsi «serena, determinata a uscirne a testa alta». Nei venti minuti che le spettano per la replica, cercherà con forza di scrollarsi dalle spalle «l’abnorme conflitto di interessi» denunciato da Saviano. Se la mozione sarà respinta con ampio margine, Renzi dichiarerà chiuso il caso e proverà a voltare pagina. Salvo sviluppi giudiziari...  Il bis al Senato non ci sarà. Boschi ha fatto verificare da tecnici che «mai una sfiducia individuale è stata votata sia al Senato che alla Camera, è la prassi». Dunque la richiesta di dimissioni sarà discussa solo a Montecitorio. «E tanto peggio per il M5S, se ha sbagliato a presentarla» chiosano nel suo entourage, celando la tensione per il prevedibile show di leghisti e grillini. L’avvocatessa ha trascorso una «giornata normale» tra ritocchi alla Stabilità e un convegno sulle riforme. Poi si è chiusa a limare il suo intervento, dosando attacco e difesa e scardinando l’impianto della mozione con cui Grillo la impegna a «rassegnare immediatamente le dimissioni». Per lei la richiesta è «campata in aria e del tutto strumentale», costruita con il solo intento di indebolire il governo: «Sono totalmente estranea alle vicende di Banca Etruria, non c’è stato da parte mia alcun interesse personale». Quando il cdm approvò il decreto legge che ha trasformato le banche popolari in società per azioni lei non era presente, ribadirà oggi, assicurando che non c’è alcun nesso tra il suo ruolo al governo, la speculazione finanziaria e l’incarico del padre in banca Etruria: «Nessun favoritismo, nel modo più assoluto. E poi Pier Luigi Boschi è stato vicepresidente solo per otto mesi...». Oltre a difendere il decreto «salvabanche», ribadirà che le sue 1.500 azioni della banca aretina, per un migliaio di euro, «sono state azzerate, come per tutti».  Agli amici Maria Elena ha confidato di sentirsi «ferita» per l’«assedio» ai genitori: «C’è un accanimento incredibile contro di noi». E chissà se è vero che, quando il «babbo» fu chiamato a Banca Etruria, lei non era convinta, ma non lo frenò: «Ha 67 anni, cosa potevo dirgli? Ora mi fa soffrire che sia lui a scusarsi con me... Non deve rimproverarsi nulla, ha fatto solo il suo dovere».