Corriere della Sera, 18 dicembre 2015
«Basta con l’Europa tedesca». Renzi fa il duro a Bruxelles
Dall’Italia è partito un attacco senza precedenti alla leadership tedesca dell’Unione europea. Il premier Matteo Renzi l’ha lanciato nell’incontro tra i leader del Pse, che precedeva il summit dei 28 capi di Stato e di governo a Bruxelles, esortando gli eurosocialisti a contestare l’attuale Europa guidata «solo dalla Germania». Ha criticato le politiche di «austerità» imposte da Berlino tramite le istituzioni di Bruxelles, ribadendo l’importanza degli investimenti per stimolare la crescita e l’occupazione. Secondo varie fonti, ha esteso l’intervento contro il «modello Ue» a guida tedesca ricordando le imprese della Germania che fanno affari con la Russia nonostante le sanzioni europee al Cremlino.
Renzi ha continuato con una intervista a una tv britannica, in cui ha condiviso con il premier inglese David Cameron che l’Europa attuale deve essere cambiata. «Penso che l’Ue sia il futuro e non il passato – ha affermato -. È assolutamente importante che cambi. Possiamo discutere su singoli punti, ma deve cambiare».
il summit si è trasformato per il premier italiano in una due giorni di contrasti con la linea già anticipata dalla cancelliera tedesca di centrodestra Angela Merkel. Sull’emergenza migranti, Merkel ha accusato l’Italia di non aver attuato un adeguato sistema di identificazioni e di centri di accoglienza (consentendo di fatto ai profughi di proseguire indisturbati verso il Nord Europa). La Commissione europea del lussemburghese Jean-Claude Juncker ha aperto una specifica procedura d’infrazione contro l’Italia.
Renzi l’ha contestata, ricordando che a Berlino e Bruxelles non hanno rispettato l’impegno di ricollocare tra i Paesi membri i 160 mila rifugiati arrivati in Italia e Grecia. A Roma non sono poi entusiasti di contribuire ai tre miliardi promessi dall’Ue al presidente turco Recep Erdogan, su pressione di Merkel, per trattenere i profughi siriani e iracheni altrimenti diretti verso la Germania.
Oggi al summit uno scontro tra Renzi e la cancelliera è atteso sulla Garanzia europea sui depositi, che rassicurerebbe i risparmiatori italiani preoccupati dalle conseguenze del recente tracollo delle quattro banche locali. La Germania l’aveva approvata, per ottenere in cambio il sì italiano alla centralizzazione della vigilanza presso la Bce di Francoforte e il trasferimento solo sui privati dei fallimenti bancari. Ma a Berlino ora la negano a Renzi per non rischiare di contribuire a coprire perdite di banche di altri Paesi membri.
L’Italia aveva chiesto di ridiscutere le sanzioni Ue alla Russia. La cancelliera ha replicato che non se ne parla. Dietro cova l’irritazione di Palazzo Chigi perché a Bruxelles hanno di fatto bloccato il progetto russo-italiano del gasdotto South Stream, mentre sta procedendo il raddoppio del Nord Stream tra Germania e Russia. A Roma non è piaciuta nemmeno la concessione alla Fraport di Francoforte dei principali aeroporti turistici della Grecia, quando il governo di Atene sarebbe tracollato senza il si di Berlino agli aiuti Ue.
Vari Stati dell’Est contestano i diktat di Merkel sull’immigrazione e sui gasdotti. La Francia e la Bce di Mario Draghi sono in sintonia con l’Italia sulla Garanzia europea sui depositi. Ma nessun premier aveva finora attaccato apertamente l’Ue a guida tedesca. Dal vertice, che si è esteso nella notte parlando di Brexit, dovrebbero emergere le conseguenze.