D - la Repubblica, 12 dicembre 2015
I ricchi ora si rinchiudono nei bunker
E voi, in caso di fine del mondo, vi fareste trovare pronti? Davanti a un attacco terroristico o nucleare, un megavirus o una guerra civile dove vi rifugereste? In un garage, in metropolitana? «Roba da poveri», direbbe Baby George, la parodia del principino britannico che impazza su Facebook. E infatti i super ricchi, nell’élite globale, si stanno attrezzando come si deve. L’avvertimento era arrivato per la prima volta dal World Economic Forum di Davos, in Svizzera, quando nel gennaio del 2015 il presidente dell’Institute of New Economic Thinking, Robert Johnson, ex collaboratore di George Soros, ha rivelato come molti «manager di hedge fund di tutto il mondo stiano comprando piste d’atterraggio e fattorie in posti come la Nuova Zelanda perché pensano di avere bisogno di una via di fuga». Sarà la psicosi da terrorismo dopo gli ultimi drammatici eventi o quella da pestilenze tipo Ebola. Sarà che tante serie tv di successo, da The Walking Dead a The Strain fino a Wayward Pines, non aiutano a conciliare il sonno, tra zombie, virus e mutazioni genetiche. Fano sta che, mentre gli ordigni sovietici sono più paure da anni Cinquanta, Johnson aveva in mente soprattutto un altro tipo di bomba, quella sociale. A gennaio erano ancora vive le immagini degli scontri razziali di Ferguson, in Missouri, e Johnson probabilmente si riferiva anche a un contesto globale in cui l’aumento delle disuguaglianze tra ricchi e poveri (confermato dagli ultimi dati Ocse) sta alimentando un’indignazione popolare che si è espressa e si esprime con organizzazioni come Occupy Wall Street e gli Indignados o movimenti anti-casta di grande successo in Portogallo, Italia e Spagna (con Podemos e i nuovi sindaci di Barcellona e Madrid). Toni anti-elitari si possono avvertire anche nell’affermazione del nuovo leader laburista britannico Jeremy Corbyn o persino del principale oppositore di Hillary Clinton nelle primarie democratiche, Bernie Sanders.
«Attenzione colleghi, stanno arrivando i forconi», ha avvertito l’anno scorso su Politico, esagerando un bel po’, il miliardario Nick Hanauer. Ma comunque per una parte dei nuovi Paperoni la sicurezza diventa sempre più importante. Al limite della paranoia. Il quotidiano britannico The Evening Standard ha raccontato che tra i super ricchi l’ultima novità nel campo dei mezzi di trasporto non è più il jet privato. È il sottomarino. Uno piccolo, non crediate. Che vi basti però a fuggire da sotto il vostro megayacht. «È una specie di giocattolo, ma se dovesse accadere il peggio vi mette al riparo», ha raccontato un miliardario londinese con un debole «per gli yacht monegaschi provvisti di disturbatori di radar di livello militare e scudi antimissile».
D’altronde, tra pirati e mafie varie, certi oceani sono proprio mal frequentati. «Sono soprattutto i russi, con la loro cultura molto legata alla difesa, che ci chiedono misure particolari», ci spiegano da Viareggio dal Gruppo Azimut Benetti, principale produttore al mondo di imbarcazioni da diporto. «Le richieste vanno dalle cabine completamente antiproiettile ai sensori anti-intrusione sono la pavimentazione, dalle telecamere in tutte le stanze a un’inibizione degli strumenti di bordo che confonde il proprio segnale sui radar, fino ai tender, piccole barche superveloci ideali per eventuali fughe».
Se invece bisogna muoversi sulla terra ferma, alcuni dei modelli più intriganti pare siano le Bentley e le Rolls-Royce supercorazzate. Il prezzo va anche oltre il milione di euro, per combinare i sedili di pelle con gomme a prova di proiettile. E tra le aziende che se ne occupano c’è anche un’italiana, la Ares di Modena. Siccome l’apocalisse può sempre coglierti però anche in salotto, ecco che i paperoni stanno anzitutto rafforzando le difese delle proprie dimore, con serrature che si attivano con le impronte digitali, e chiavi per lo staff che limitano il tempo e le aree in cui si può rimanere nella proprietà.
Ma se il ladro è più intelligente della tecnologia? C’è sempre l’immancabile bunker, la panic room a prova di bomba e di gas che è stata resa famosa dall’omonimo film di David Fincher con Jodie Foster. Prezzo totale? Un milione di sterline. E mentre la FST21 dell’ex generale israeliano Aharon Ze’evi Farkash produce una tecnologia che intreccia riconoscimento facciale, vocale e comportamentale, altre aziende forniscono vetri anti-esplosione, microchip per le opere d’arte e casseforti con doppio codice, ovvero uno normale e uno da inserire se si ha una pistola puntata alla tempia, così da far arrivare entro tre minuti la sicurezza privata. E c’è pure un gas diabolico che rimane sulla pelle dell’intruso e permette di rintracciarlo. Non vi basta? Allora considerate che in Kansas la Silo Home ha costruito un condominio sotterraneo in un’ex base missilistica, e a Terre Haute, in Indiana, c’è chi ha creato un rifugio di lusso. A fabbricare questi ultimi è la Terra Vivos, che sul proprio sito mostra le immagini del salotto, dei divani in pelle, del maxifrigo e pure della palestra. Assicurarsi uno degli 80 posti costa 35mila dollari, già sborsati da un chirurgo, un colonnello e un famoso attore. È la versione deluxe dei bunker dei “survivalisti”, quanti si preparano alle grandi calamità (nel 2013 se ne contavano 3,7 milioni negli Usa, ma il fenomeno è diffuso anche in Europa, se è vero che Terra Vivos ha lanciato un complesso sotterraneo anche in Germania).
Essere super ricchi, d’altronde, non significa necessariamente essere felici. Anzi già alcuni anni fa uno studio del Boston College svelava le loro paure profonde e le insicurezze. Quando a Davos Robert Johnson ha parlato della loro paranoia, Stewart Wallis, direttore della New Economics Foundation, interpellato dalla Cnbc ha aggiunto: «Se potessero, si rifugerebbero anche su un altro pianeta». Qualcuno potrebbe davvero prenderlo sul serio. Tre dei miliardari globali più sulla cresta dell’onda, ovvero Jeff Bezos (Amazon), Richard Branson (Virgin) e Elon Musk (Tesla), stanno infatti investendo nei viaggi nello spazio. Musk, in particolare, ha già in mente un piano per la colonizzazione di Marte. Una via di fuga niente male. Ma se arrivasse un attacco degli alieni?