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 2015  dicembre 17 Giovedì calendario

Quant’è difficile fare il marito, confessa Luca Argentero

Non è un grande inizio: sono le 8.45 di mattina, Luca Argentero ama la puntualità e io sono già in ritardo. L’auto che mi deve passare a prendere è imbottigliata nel traffico. Decido di chiamare un taxi al volo per non fare aspettare troppo l’attore torinese. Quando glielo racconto, mi dice: «Il tempo è qualcosa che, se ti viene sottratto, nessuno potrà mai restituirti. La puntualità è una forma di educazione, un modo di rispettare gli altri. A Roma, invece, sono tutti sempre in ritardo. Forse è per questo che faccio un po’ fatica a viverci».
Luca è preciso, attento, gentile e molto bello: un uomo apparentemente perfetto. Ma poiché la perfezione non appartiene a questo mondo, durante l’intervista ho cercato di scoprire qualche suo lato debole. Per farlo, sono stata con lui quasi sei ore, dall’inizio alla fine di questo servizio fotografico. Ecco come è andata.
Luca, è al cinema nel film di Natale Vacanze ai Caraibi. Il suo esordio in un cosiddetto “cinepanettone”: come si è trovato?
«È stato il lavoro più difficile che abbia mai fatto. Il film comico è diverso dalla commedia, a cui sono abituato: qui dovevo indossare una maschera e non è semplice. Amo sperimentare generi diversi, imparare cose nuove. Credo che essere aperto a ogni avventura professionale sia uno dei miei pregi: dal cinepanettone al fare il giudice del talent show Amici su Canale 5, fino a presentare il programma di Italia Uno Le Iene. E pazienza se qualcuno mi ha criticato per le mie scelte».
La più grande sorpresa di questo film?
«Ilaria Spada (compagna dell’attore Kim Rossi Stuart, ndr): ha fatto coppia con me sul set. Ho scoperto una ragazza di una simpatia travolgente: mi ha fatto ridere fin dal primo giorno che ci siamo incontrati. Una vera rivelazione da ogni punto di vista: personale, professionale, spirituale, emotivo».
Sarà il film-relax di Natale. A proposito: si riposerà anche lei in quei giorni?
«Sì, queste vacanze sono attesissime. Ho lavorato ininterrottamente per mesi. Non ci sono stati solo i film: ho anche una piccola casa di produzione, una organizzazione no profit (di cui parleremo alla fine dell’intervista, ndr), una società digitale con mia sorella. Sono sempre in giro. E fare tante cose insieme, forse troppe, è diventata una mia piccola perversione. Non riesco a dire di no. Adesso sto imparando: non si può fare tutto. Per il prossimo anno il mio obiettivo è rallentare un po’».
Lavorando così tanto, quanto tempo riesce a trascorrere con sua moglie, l’attrice Myriam Catania?
«In effetti in questi mesi ci siamo solo incrociati. Ecco perché, a periodi di grande attività, devono alternarsi momenti in cui ti prendi cura di te, della tua famiglia».
Restiamo in tema: ha sempre detto che vorrebbe diventare papà.
«Sì e so esattamente come si fa, ma per telefono i figli non riescono a venire. O forse sono loro a decidere quando è il momento giusto di arrivare».
Sua moglie sostiene che lei è un uomo troppo poco complicato. E vero?
«Più o meno. La realtà è che maschi e femmine sono diversi. Voi donne dite che siamo superficiali perché non vogliamo approfondire tutto, mentre voi lo fate anche quando non è necessario. Secondo me, evitare di sviscerare i problemi non è un difetto. Anzi, è un atteggiamento salvifico: ti fa vivere meglio».
Mi tolga un dubbio: è mai stato in analisi?
«Sì, più per curiosità che per necessità. Myriam ha fatto un lungo percorso e, per dialogare con lei, volevo scoprire come fosse. Ma è durato poco: ho capito che non ne avevo bisogno».
Quanto conta il matrimonio nella sua vita?
«Molto, ma sono consapevole che sia una fatica. Un lavoro difficile, non scontato: va alimentato, coltivato, soprattutto se stai con una donna complicata. Quando ci si sposa, si mette sulla carta un “bollino per l’eternità”. Dal punto di vista spirituale è giusto: mi prenderò sempre cura di mia moglie. Ma dal punto di vista pratico, credo che ogni due o tre anni ci vorrebbe un corso di aggiornamento».
Qual è la cosa più difficile della vita a due?
«Smussare alcuni aspetti del proprio carattere. Myriam, per esempio, fa fatica a fermarsi: in 10 anni non l’ho mai vista per più di mezz’ora seduta sul divano. È adrenalinica, al limite dell’esasperazione. Sta diventando un difetto: si annoia in fretta. Io invece con gli anni ho imparato a ritagliarmi del tempo per rilassarmi, a fermarmi anche fisicamente. Non bisogna essere necessariamente sempre pieni di interessi».
Che cosa non le piace di se stesso?
«Sono permaloso: quando subisco un torto, faccio fatica a controllarmi. Se qualcuno mi tratta male, posso anche diventare aggressivo».
Quando litiga con sua moglie, tiene il muso o vuole fare pace subito?
«Ci metto un po’a farmi passare l’incazzatura. Per un paio di giorni è meglio che non mi si tocchi. Scelgo la strada del “mutismo deliberato”. Forse è una forma di insicurezza: quando sono arrabbiato, divento poco lucido».
Eppure lei sembra sempre gentile e tranquillo. Allora è vero che voi torinesi siete “falsi e cortesi”?
«Meglio un falso e cortese che un sincero stronzo. C’è gente che, se ha avuto una pessima giornata, deve fartelo sapere a tutti i costi, pur non conoscendoti. Io non mi sfogo mai con gli altri, se non mi hanno fatto nulla. In fondo basterebbe poco per rendere la vita migliore: dire spesso “per favore”, “grazie”, “buongiorno” sarebbe già rivoluzionario».
Di che umore è quando si alza la mattina?
«Mi sveglio felice. Mia madre dice che non si ricorda un giorno in cui da piccolo mi sia alzato dal letto di malumore. A volte non riesco a tenere il sorriso tutta la giornata, ma certamente inizio con il piede giusto».
Che tipo di donna è sua madre Agata?
«Un pezzo di marzapane al sapore di vaniglia. Una mamma siciliana, affettuosa, protettiva, simbolo della coccola perenne. Mi ha insegnato a non avere paura del contatto fisico, a capire il valore di un abbraccio, di un bacio, di dirsi: “Ti voglio bene”. Grazie a lei sono diventato un uomo “fìsico”, che non ha paura di dimostrare l’affetto perché so che dà tanta energia».
Suo padre, invece, è l’uomo che le ha trasmesso la sua più grande passione, quella della montagna.
«Mi ha portato a sciare a pochi mesi di vita, la neve è il mio elemento. Ho avuto un padre sempre presente, divertente, sportivo. Mi ha lasciato libertà, ma mi ha chiesto anche impegno. Vorrei diventare un papà come lui. Ammiro molto i miei genitori: in 40 anni danno trovato un loro equilibrio, hanno resistito agli alti e bassi. Coppie così sono ormai rare».
Dentro di lei c’è una parte femminile?
«Credo di sì, ma non so quale».
Provo a trovargliela io. Parla spesso di prendersi cura delle persone che ama, di occuparsi della sua famiglia.
«Sì, è vero. Apprezzo questo mio lato femminile».
Lei è un uomo affettuoso. E anche romantico?
«Mi piace essere galante, preparare la cena a mia moglie mettendo a tavola una candela, ma purtroppo succede raramente. Quando sono a casa, però, cucino e faccio la spesa. A Roma è bello godersi la vita di quartiere».
Lo sa che lei è il sogno di molte donne? Che effetto le fa?
«Mi fa piacere, ma non me ne rendo assolutamente conto. In fondo succede solo perché faccio l’attore».
E lei, che cosa trova sexy in una donna?
«Parte tutto dalla bocca. Non dev’essere necessariamente carnosa, non ho in mente un archetipo di perfezione, anzi: un “errore” può essere affascinante. Preferisco le ragazze imperfette, particolari. Con quelle rifatte, invece, ho qualche problema. Non sopporto tutto quello che è finto, ciglia e unghie comprese».
Che cos’è, invece, la sensualità?
«L’eleganza, la consapevolezza del proprio corpo: sapere di averlo ed essere in grado di usarlo».
Vedo che ha duepezzi di corda intrecciati al polso. Da dove vengono?
«Li ho presi in un tempio indiano: sono un modo per “legare” le preghiere a me. Qualche mese fa mi sono regalato una vacanza. Doveva venire anche Myriam, ma stava lavorando e sono andato da solo a Rishikesh, vicino alle montagne dell’Himalaya. Pensavo di fare trekking, invece sono finito in una clinica ayurvedica. Sono tornato un altro, senza traccia di dermatite. E adesso, quando mi sveglio, faccio almeno 15 minuti di esercizi di respirazione: mi fanno stare bene».
Ha detto che soffre di dermatite?
(Per dieci minuti ci scambiamo idee su cause, terapie e test diagnostici: ne soffro anch’io, ndr).
«Sì, somatizzo un po’, è il modo in cui il mio corpo dice che sono sotto stress».
Quale sarà il suo prossimo viaggio?
«Mi piacerebbe andare a camminare sul monte Nanga Pàrbat in Himalaya o in Cile con mio padre e mia sorella. Spendo volentieri i soldi per viaggiare: non sono un grande amante di oggetti di lusso, come orologi o automobili. Ho solo una grande passione di moda: le scarpe».
Come trascorrerà il Natale?
«Festeggeremo in famiglia, a Torino e a Roma. Ogni anno ci alterniamo per la Vigilia e il 25. A casa mia si prepara un menù a base di agnolotti e stinco, a casa di Myriam di pesce. Amo fare i regali e arrivo sempre pieno di pacchetti. Non sono uno che li compra all’ultimo minuto: programmo tutto».
Queste feste sono anche il momento dei piccoli gesti di solidarietà. Con un suo amico ha fondato l’associazione benefica 1 caffè (1caffe.org): com’è nata l’idea?
«A Napoli c’è la tradizione del “caffè sospeso”: entri in un bar, ne ordini uno e ne lasci un altro pagato per chi non se lo può permettere. Abbiamo inventato la versione digitale: ti colleghi con il nostro sito e puoi offrire l’equivalente di un caffè a una piccola onlus, che cambia ogni settimana. In questo modo diamo a tante associazioni poco visibili la possibilità di farsi conoscere e raccogliere un po’ di fondi».
Il fotografo mi porta via Luca per gli ultimi scatti. Ma mentre lo accompagno in stazione, gli rubo ancora qualche minuto: chiamo una nostra lettrice che ci ha scritto più volte e adora Argentero. Glielo passo e lei ci mette un po’a capire che è davvero lui. Piccole, grandi sorprese di Natale.