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 2015  dicembre 17 Giovedì calendario

Nella bara Gelli ha voluto gli occhiali, il rosario e la spilla del Duce

Ad alcune cose Licio Gelli non avrebbe mai voluto rinunciare, come lui stesso ha sempre dichiarato. Alla poesia, che ha coltivato a lungo, con numerose pubblicazioni e molti riconoscimenti, persino una segnalazione per l’attribuzione del premio Nobel. Morire in casa sua, nella celeberrima Villa Wanda, sulle colline di Arezzo. E morire «da fascista». «Sono fascista e morirò fascista», ripeteva infatti nel 2008, in una delle ultime dichiarazioni pubbliche durante un programma tv dal titolo Venerabile Italia. Ed è riuscito a ottenere tutto questo. Il suo grande cruccio, invece, come ricordano i suoi legali, era la distanza dei figli. Prima del decesso, avvenuto ieri mattina, era stato ricoverato all’ospedale San Donato di Arezzo da cui, dopo gli ultimi disperati tentativi di cardiologi e rianimatori, era stato dimesso alle 18,30.
La salma di Gelli è stata esposta nella camera ardente della sede dell’Arciconfraternita di Misericordia di Arezzo. All’abito gessato è stata appuntata sul risvolto della giacca la vecchia spilla del regime fascista, con il fascio littorio. Nel taschino della giacca ci sono i suoi occhiali, mentre al dito porta il suo anello con lo stemma nobiliare di conte. Portare nella bara un simbolo del regime di Benito Mussolini, che lo vide poco più che ventenne nel ruolo di ispettore del partito nazionale fascista, è stata l’ultima rivendicazione del proprio passato. Nel manifesto funebre fatto affiggere in città si legge: «Ieri sera si è spento, nella pace del Signore, all’età di 96 anni N.H Conte Licio Gelli. Non fiori ma opere di bene». Gelli è infatti morto ricevendo i conforti religiosi e nella bara è entrato anche un rosario. I funerali dovrebbero essere celebrati oggi a Pistoia. La Chiesa condanna l’appartenenza alla massoneria e la «Dichiarazione» del 1983 della Congregazione per la dottrina della fede ribadiva che l’iscrizione alle associazioni massoniche «rimane proibita dalla Chiesa» e i fedeli che vi si iscrivono «sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». Però i funerali religiosi non sono un sacramento, sono una celebrazione liturgica e possono essere concessi.
Nella camera ardente, aperta fino a oggi a mezzogiorno, sono arrivate le visite di parenti stretti, tra cui il figlio Raffaello, e gli amici di sempre, qualche conoscente e diversi curiosi, ma nessun personaggio pubblico e conosciuto.