Libero, 17 dicembre 2015
Tags : Paolo ligresti
Ligresti e quella schifosa vergogna chiamata custodia cautelare
Dovete fare una vera riforma della custodia cautelare: ma fatela, sul serio, basta buffonate, basta margini discrezionali entro i quali la magistratura possa fare sempre ciò che vuole, sempre, con qualsiasi legge. Serve un governo – quale non importa – che se ne strafotta di resistenze corporative e scioperi, della bava forcaiola con annessi reggicoda mediatici, del sindacato, dell’associazione e dei soliti imbecilli urlacchianti. Ieri un cittadino come cento altri, Paolo Ligresti, è stato assolto «perché il fatto non sussiste» e questo peraltro su richiesta dell’accusa, ma prima si è fatto due anni da uccel di bosco in Svizzera – chiamalo scemo – e solo nel giugno scorso, dopo la concessione dei domiciliari, è rientrato in Italia per farsi altri sei mesi agli arresti, cioè fino alla sentenza di ieri. Paolo Ligresti aveva preso la cittadinanza svizzera poco prima della richiesta d’arresto – chiamalo scemo – e così per due anni non è stato arrestato né estradato dalle procure di Torino e di Milano: e con che coraggio noi, ora, cittadini legalisti, dovremmo biasimarlo per la sua decisione di non consegnarsi alle forche italiane? Ha scelto di non stare in galera per quei due anni e mezzo che lo separavano dall’assoluzione, ha disconosciuto le indagini preliminari all’italiana sino alla dirittura dell’unica cosa che conta: la sentenza. Chiamalo scemo. Chiamalo scemo ma coi soldi, perché solo chi ne possiede, in Italia, può sottrarsi a quella schifosa vergogna chiamata custodia cautelare.