Il Messaggero, 17 dicembre 2015
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Le mazzette sulle buche stradali, l’ultima vergogna di Roma
Seicentocinquantamila euro in due anni per un sistema di appalti che ha inquinato 33 gare pubbliche del comune di Roma e, scrive il gip Massimo Di Lauro, avrebbe potuto nuocere anche al Giubileo vista «l’appetibilità degli onerosi lavori straordinari per il Giubileo appena iniziato». Sono i numeri del secondo filone dell’indagine sulla manutenzione stradale del Comune di Roma che ieri ha portato all’arresto di sette funzionari pubblici del Campidoglio, accusati di aver intascato tangenti praticamente per tutti gli appalti che affidavano. I funzionari lavoravano in diversi Municipi del Comune di Roma, del Dipartimento”Simu” (Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana) di Roma Capitale e dell’Ospedale San Giovanni Addolorata.
IL SECONDO LIVELLO
A determinare il salto di qualità dell’inchiesta sono state soprattutto le confessioni dell’imprenditore Luigi Martella e del suo collaboratore Alessio Ferrari. I due imprenditori sono stati arrestati lo scorso 14 ottobre, insieme ad un funzionario del dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana (Simu) di Roma Capitale, Ercole Lalli, nella tranche dell’inchiesta che guardava all’aggiudicazione illecita degli appalti. Ma quando gli uomini del Noe hanno trovato un file excel con la contabilità delle tangenti, finita sotto la voce «Lavori extra» hanno deciso di collaborare e raccontare l’intero sistema. Confessioni ampie e documenti che hanno convinto i pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti a chiedere i primi arresti tra i dipendenti del comune, ma anche ad indagare su un possibile livello superiore di coinvolgimento, cioè sull’idea che a conoscere la situazione e a guadagnarci potessero essere anche esponenti politici o dirigenti di livello superiore.
Nell’ordinanza, il gip Di Lauro mette in evidenza in particolare il verbale di Alessio Ferrari. «All’aggiudicazione dell’appalto si concordavano alcune “agevolazioni” rispetto al capitolato. Mi spiego: se si trattava di rifare un selciato e il capitolato indicava 20.000 mq di sampietrini (è capitato con De Angelis) si concordava ad esempio che la rimozione, invece di essere fatta a mano – come nel capitolato – ce la facessero fare in altro modo». La differenza era il guadagno extra per l’azienda, e la tangente al funzionario. «Faccio un altro esempio – dice sempre Ferrari – se si dovevano pulire 10 fognoli, ci accordavamo per pulirne solo due, e così via. Intendo che vi erano due fognoli da pulire e loro ne mettevano dieci». L’imprenditore sostiene che era impossibile sottrarsi alle richieste che, per gli appalti del dipartimento di via Petroselli erano il 3% fisso: «Che le devo dire? Io so che è un sistema di richiesta generalizzata da parte dei funzionari del Comune nel settore della manutenzione urbana; credo quindi che chiedessero anche agli altri come costantemente chiedevano a noi. È una facile deduzione, ma non potrei dire di saperlo in senso diretto» Forse non funzionava così in tutti i municipi, ammette Ferrari, «ma quelli che noi pagavamo secondo me chiedevano anche agli altri. Certo a via Petroselli è un vero sistema».
GLI ARRESTATI
Nel carcere di Regina Coeli sono finiti Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis, del dipartimento Simu; Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, impiegati rispettivamente presso i Municipi V, IX, X e XII di Roma e Franco Ridenti, tecnico della Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata. Nei confronti di altri tre indagati – Fabio Stefano Pellegrini del Simu, Luca Gaveglia del Municipio IV e Giampietro Cirilli, già funzionario del Municipio VIII, ora pensionato – il gip non ha accolto la richiesta di arresto. Indagati a piede libero anche altri 8 funzionari ed ex funzionari. Gli arresti sono stati disposti unicamente per il rischio di reiterazione del reato. Secondo il giudice, infatti, è «prevedibile» che se i funzionari venissero lasciati in libertà troverebbero «altri imprenditori compiacenti, anche in considerazione dell’appetibilità degli onerosi lavori straordinari per il Giubileo appena iniziato».
IL NUMBER ONE
A far pensare che possa esistere un livello superiore è anche il fatto che in qualche intercettazione gli imprenditori citino «la parte politica» con cui interagiva l’imprenditore Martella: un riferimento che rimane oscuro, come quello ad un misterioso «Number One» al quale uno dei funzionari coinvolti si sarebbe rivolto lamentandosi di una inadempienza degli imprenditori chiamati a pagare.