Corriere della Sera, 17 dicembre 2015
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Dedicato a Lotito
Qualcuno porti i sali per Lotito: da quando l’hanno intercettato mentre manifestava il suo affaristico snobismo contro le squadrette, sembra che gli squadroni facciano apposta per infierire. Questa giornata di Coppa Italia passerà alla storia, ma non per modo di dire: Carpi, ma soprattutto Spezia, ma soprattutto Alessandria, che buttano fuori Fiorentina, Roma (quel che resta) e Genoa, scrivono una pagina memorabile e indelebile.
È la sublimazione dell’impegno e della passione, che premiano chi dai suoi orizzonti provinciali considera ancora la Coppa Italia una vetrina di lusso. È invece l’umiliazione più imbarazzante per i grandi club dei grandi capitali e delle grandi rose, queste società di prima fascia che considerano la stessa Coppa una solenne seccatura, salvo sbandierarne tutto il prestigio e tutta l’importanza se per distrazione, con il piede sinistro, arrivano in finale: a quel punto, diventa un trofeo di assoluto valore, anche perché di solito è la foglia di fico che copre un po’ delle vergogne mostrate in campionato. Per rianimare questo torneo, che in Paesi come Inghilterra e Spagna vale tantissimo, i nostri dirigenti si sono inventati di tutto. Gli ultimi (spudorati) ritocchi sono serviti a mettere i deboli in campo esterno contro i grandi, peraltro già avanti nei turni, per non affaticare i vip. Questo il risultato: il calcio mignon ridicolizza il maxicalcio. Dannazione, toccherà rivedere di nuovo la formula. E se facessimo che i poveri non giocano più?