Corriere della Sera, 17 dicembre 2015
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Il disastro della Roma di Garcia, eliminata dallo Spezia
Non si può negare che Walter Sabatini avesse ragione quando, criticando chi criticava, ha detto che la «coperta non è corta». La coperta è infatti lunghissima e serve tutta per coprire la condizioni attuali della Roma, portata alla deriva dal gruppo dei suoi dirigenti e dallo staff tecnico.
Fa festa lo Spezia, che raggiunge i quarti di finale della Coppa Italia. Non succedeva dal 1941. Incontrerà l’Alessandria, nell’incrocio più inaspettato ma anche più meritato. Sarà una boccata di aria fresca in una competizione che fa sempre fatica a trovare una sua dimensione. Mimmo Di Carlo, da giocatore, vinse la Coppa Italia 1997 con il Vicenza di Guidolin. Ieri ha rivissuto qualche scintilla di quell’impresa.
La domanda che si fanno tutti è: Rudi Garcia ha le ore contate? La Roma non produce più calcio. Ha segnato due gol nelle ultime sei partite (Dzeko a Barcellona sullo 0-6; Pjanic a Torino con una punizione che non era un tiro in porta). Non vince dall’8 novembre, 2-0 alla Lazio che è l’unica squadra che gioca peggio di lei. I puntelli del tecnico sono due: l’ipertrofico ingaggio (2,5 milioni netti a stagione fino al 2018); il poco tempo che manca a Roma-Genoa, ultima partita del 2015. Se Garcia dovesse essere esonerato si attendono anche le dimissioni di Baldissoni e Sabatini, visto che il d.s. ha detto davanti a testimoni «se affonda Garcia, affondiamo tutti». L’allenatore, in ogni caso, non ha intenzione di lasciare il posto: «Io non mollo mai, spingerò la squadra fino alla morte». La Roma non andrà in ritiro, anche se i giocatori dovrebbero essere i primi a chiederlo, come hanno fatto quelli della Juve nel momento più critico.
Il rapporto di fiducia all’interno del club, però, si è rotto da tempo. Già dopo Roma-Bate Borisov – con la qualificazione agli ottavi di Champions ottenuta solo perché il Barcellona ha pareggiato a Leverkusen – si era cercato un traghettatore, ma nessun nome importante accetta sei mesi di contratto. Se la situazione dovesse precipitare, contro il Genoa, i dirigenti ci riproveranno con un’altra formula: sei mesi e contratto automaticamente rinnovato in caso di arrivo nei primi tre posti. Girano i soliti nomi: Capello, Lippi (il nome più forte), Mazzarri e Spalletti.
Le colpe di Garcia sono sotto gli occhi di tutti, ma sono la punta dell’iceberg. Sotto c’è il disastro fatto dalla società di James Pallotta, che ieri ha chiesto scusa ai tifosi. La campagna acquisti estiva ha regalato Ljajic all’Inter per tenere Iturbe, che ora è in vendita se ci sarà qualcuno disposto a prenderlo. Pochi mesi prima erano stati portati Doumbia e Spolli. La preparazione atletica è stata affidata agli uomini scelti dal presidente, con una procedura mai vista in un club di calcio. Ieri Garcia si è vendicato: «Contro il Genoa, domenica, dobbiamo mettere tutta la benzina che ci rimane, anche se sembra poca».
I giocatori sono allo sbando. È simbolico che calciatori tecnici come Pjanic e Dzeko abbiano sbagliato i primi due rigori calciandoli come i vecchi stopper: forte, chiudendo gli occhi. Senza Gervinho la Roma non ha un gioco offensivo degno di questo nome, ma l’ivoriano è ai box. Garcia lo ha usato 20’ a Torino, procurandogli una ricaduta dell’infortunio muscolare. Il giorno dopo lo staff medico ha fatto sapere che gli esami non avevano rilevato problemi. Eppure Gervinho è ancora fuori...