Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 17 Giovedì calendario

Nel 2015 a Roma ci sono stati più di duemila incidenti provocati dalle buche sull’asfalto

In via Gallia, trafficata arteria del popoloso quartiere di San Giovanni, da tre settimane c’è una transenna in mezzo alla strada, in corrispondenza della striscia bianca che divide le due corsie. Auto e scooter ci passano a fianco, attenti a evitarla e, soprattutto, a schivare l’avvallamento dell’asfalto segnalato in quel modo quasi “artigianale”. A Roma è così: se va bene le buche (in attesa di approssimative riparazioni) vengono indicate con mezzi di fortuna, cartelli stradali, reti di plastica, transenne. Se va male, invece, non le vedi proprio, nascoste dall’auto che ti precede, celate (quando piove) da una pozzanghera che le riempie. Non ci puoi fare niente: se sei in macchina sobbalzi, imprechi, pensi alle ruote, alle sospensioni, all’ultimo conto dal meccanico, a quel fastidioso mal di schiena che non vuole andar via. Se sei uno dei 600 mila centauri che attraversano le vie di Roma a bordo di moto e motorini, invece, stringi i denti, stringi il manubrio, magari freni un po’ e speri (o preghi) di restare in sella una volta attraversato l’ostacolo, spesso un vero e proprio cratere profondo anche venti centimetri. Qualche volta va bene, riprendi il controllo del mezzo, dai gas e continui per la tua strada. Altre volte, di frequente a dire il vero, sbandi e cadi. Non è un caso se Roma, anche stavolta, si è guadagnata la maglia nera per gli incidenti stradali: 11.902 ne ha contati nel 2014 il rapporto Aci-Istat, soltanto sulle strade urbane. Mille al mese, più di 30 al giorno. Il bilancio è drammatico: 120 morti a cui vanno a sommarsi i 34 caduti sulle strade extraurbane. A Milano, per dire, seconda in classifica, le vittime della strada sono state 38. Certo, non tutti gli incidenti sono imputabili alle buche. Ma che lo stato delle strade (in una città in cui il trasporto pubblico non è certo un fiore all’occhiello) pesi sul numero di sinistri è indubitabile. Nei primi sei mesi del 2015, secondo i dati contenuti nell’esposto del Codacons da cui è partita l’inchiesta che ha portato agli arresti di ieri, 2.101 incidenti sono colpa delle buche. Nel conto non c’è quello avvenuto il primo ottobre in piazza della Rovere, a due passi dal Vaticano: un autobus della linea 916 prima sprofonda in una buca poi, per il colpo, perde lo sportello laterale, quello che protegge il vano della batteria. Proprio in quel momento, sulla corsia opposta, sta passando una donna in scooter: viene letteralmente investita dal portellone e cade. Il risultato è una gravissima frattura scomposta del braccio. Solo uno dei tanti esempi di ciò che succede quotidianamente sulle strade di Roma, la capitale delle buche, dove neanche le vie a ridosso dei palazzi delle istituzioni sono risparmiate. A 100 metri dal Quirinale, ad esempio, via XXIV maggio, i sampietrini sono completamente collassati, formando una voragine al centro della strada. Poco più avanti, proprio di fronte al palazzo della prefettura, il manto è spaccato. Proseguendo di 200 metri, in corrispondenza di palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi, non si contano le buche. Per non parlare dell’anello di piazza Venezia, un disastro di sampietrini sprofondati. Ma nella graduatoria delle buche, secondo le indagini che la procura ha affidato al nucleo di polizia giudiziaria dei vigili urbani, al primo posto c’è Ostia, 425 incidenti nei primi 6 mesi e 74 interventi per riparare l’asfalto. Subito dopo Tor Bella Monaca, Torre Maura, Tor Vergata. Poi Eur e Centro storico, dove segnalazioni e interventi nel corso dei primi sei mesi dell’anno sono stati 588: per liberare caditorie, per sistemare i tombini mal posizionati per ricoprire le buche. I famosi “rattoppi”, quelli che, ci puoi scommettere, si riapriranno con le prime piogge. A Roma, ormai, è diventato un luogo comune. Se va bene qualcuno segnalerà la nuova buca. E se va male, per la gioia dei meccanici, saranno ruote e sospensioni a misurarne la profondità.