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 2015  dicembre 17 Giovedì calendario

Chiedi a Giuliano Sangiorgi di scrivere una canzone per te

È tutta una questione di vibrazioni, spiega Giuliano Sangiorgi. «In tanti mi chiedono di scrivere per loro – racconta – ma non sono capace di comporre a tavolino. Ho bisogno di riconoscere in me una vibrazione per chi me lo chiede. Scrivere per me è un’esigenza, una dannazione, un’urgenza».
Il risultato è che canzoni firmate da Sangiorgi si trovano in tutti i dischi italiani più importanti: ce n’è una nel nuovo album di Laura Pausini (Sono solo nuvole), una in quello di Emma (Facciamola più semplice), una in quello di Marco Mengoni (Solo due satelliti), per Biagio Antonacci, Sangiorgi con i suoi Negramaro ha «riscritto» il vecchio successo Liberatemi. Domani la Rai presenta la fiction Tutto può succedere, con sigla dei Negramaro e del compositore Paolo Buonvino, e a Sanremo Giovanni Caccamo e Deborah Iurato portano Via da qui, firmato Sangiorgi. «E ci tengo a ricordare – aggiunge – L’alba dei tram, per il quarantennale di Pasolini. Il testo è mio».
Se la musica italiana oggi ha un centro, è certamente vicino a Giuliano Sangiorgi, 36 anni, da Copertino (Lecce), co-fondatore dei Negramaro, eccellente chitarrista diventato cantante per necessità: «Il più grande autore di canzoni in Italia», lo definì un paio d’anni fa Roberto Vecchioni, e infatti lui ha scritto con Jovanotti, Elisa e Franco Battiato e per Mina, Celentano, Patty Pravo, Malika Ayane.
Con i Negramaro, Sangiorgi sta girando l’Italia in un tour di grande successo che è domani a Torino e domenica a Montichiari. Martedì scorso, a Milano, ha ricevuto un sms: «Era Laura (Pausini, ndr), che mi chiedeva: te la ricordi al piano la canzone che hai scritto per me? Così è salita sul palco e l’abbiamo cantata insieme: è stato bellissimo, è come guardarsi allo specchio e vedersi un po’ diverso».
Il segreto, forse, è che lui non tiene nulla nel cassetto: «Funziona così: quando un collega che stimo e che mi piace umanamente mi chiede se ho qualcosa per lui, la richiesta rimane nella mente e nel cuore, finché, magari dopo molto tempo, sento di avere l’idea giusta. Così è avvenuto con Laura: mi è venuto “Sono solo nuvole” e ho capito immediatamente che quel pezzo sarebbe stato suo. Quando scrivo per i Negramaro, invece, è come se avessi dentro tutti noi sei. Le band sono realtà delicate, non possono cambiare radicalmente come i solisti, devono seguire un percorso che rispetti tutti i componenti. È una sfida anche più difficile, ma bellissima».
Parole e musica, sembra di capire, nascono come gemelli: «In genere sì, ma ci sono eccezioni. Il testo del Posto dei santi l’ho scritto tutto durante un volo Roma-Brindisi, come un rap. Poi, alla consegna dei bagagli, ho acceso il telefono e ho registrato la canzone, di getto. Chi mi ha visto in quel momento mi ha preso per pazzo. In genere, però, testo e musica arrivano insieme, in tre minuti. Quando accade, sto bene come se tutti i pianeti si fossero allineati (non so dirlo diversamente): accade all’improvviso, di solito dopo qualche giorno di silenzio assoluto. Sono uno che parla in continuazione: se non lo faccio, qualcosa sta per accadere».
La canzone che Giovanni Caccamo porterà a Sanremo è nata vista mare: «È venuto a trovarmi a casa, abbiamo provato una canzone che avevo scritto per lui, ma nella notte me n’è tornata in mente un’altra di qualche tempo prima, l’abbiamo provata, è stato subito magico. Ci tenevo molto a lavorare con un artista che non venisse dai talent e dalla tv, un’altra scoperta di Caterina Caselli».
Tra le esperienze fondative, Sangiorgi cita «i genovesi, Tenco, De André, Bruno Lauzi, che si ascoltavano in casa», poi Gershwin, «con cui mio padre mi addormentava la sera», i CCCP «che mi ha fatto scoprire mio fratello maggiore». E Lucio Dalla, «attualissimo, un genio. “Ti è mai successo di guardare il mare, fissare un punto all’orizzonte e dire: è questo il modo in cui vorrei scappare andando avanti sempre avanti senza mai arrivare”: discende da Com’è profondo il mare, ci ho messo trent’anni a scriverlo».