la Repubblica, 17 dicembre 2015
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Non c’è falso nel bilancio di Fonsai, Paolo Ligresti torna in libertà
Paolo Ligresti torna libero. L’accusa nei suoi confronti, di falso in bilancio e manipolazione di mercato, è caduta perché «il fatto non sussiste». I fatti si riferiscono al bilancio 2010 dell’allora Fondiaria-Sai, nel frattempo confluita in UnipolSai. La sentenza – le cui motivazioni si conosceranno tra 90 giorni, è del Gup del Tribunale di Milano, Andrea Ghinetti, che ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata nel luglio scorso dal pm Luigi Orsi (ora passato alla procura generale presso la corte di cassazione a Roma). L’assoluzione ha riguardato anche Piergiorgio Bedogni, dirigente incaricato della redazione dei documenti contabili, e Fulvio Gismondi, l’attuario del gruppo accusato anche di falso ideologico e la stessa società, imputata in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Il giudice ha anche revocato gli arresti domiciliari per Paolo Ligresti, dove si trovava dall’estate scorsa dopo essersi costituito dopo due anni di latitanza (in quanto cittadino svizzero, aveva evitato gli arresti che invece avevano colpito nel 2013 le sorelle Giulia e Jonella). Dunque, la sentenza di Milano ha stabilito che il bilancio Fonsai (approvato nell’aprile 2011) non è falso e di conseguenza non c’è manipolazione informativa. «Grande soddisfazione per l’epilogo più corretto – ha dichiarato a botta calda Davide Sangiorgio, legale di Paolo – e per il riconoscimento dell’insussistenza dei fatti». La vicenda è invece ancora al vaglio dei giudici a Torino, che stanno giudicando per le stesse ipotesi di reato Salvatore e Jonella Ligresti; anzi proprio da Torino si era staccato il filone relativo a Paolo, nel 2014, perché i suoi legali avevano ottenuto la competenza territoriale di Milano (sede della Borsa e quindi del possibile reato di aggiotaggio). I magistrati di Torino hanno messo sotto i riflettori le riserve sinistri, ritenendole sottostimate per circa 600 milioni, con presunti dividendi illeciti per 230 milioni di euro percepiti dalla famiglia Ligresti, all’epoca azionista di maggioranza di Fonsai, e un danno per 12 mila risparmiatori. Per questi presunti reati sono sotto processo – oltre a Salvatore e Jonella Ligresti – l’amministratore delegato dell’epoca, Fausto Marchionni, l’ex vicepresidente Antonio Talarico e i due ex revisori del gruppo. Giulia Ligresti, l’altra figlia di Salvatore, ha invece patteggiato la pena di due anni e otto mesi, mentre Emanuele Erbetta (che era succeduto a Marchionni) è in attesa di ratifica dell’accordo di patteggiamento. Quando il troncone relativo a Paolo Ligresti è approdato a Milano, il pm Orsi nella sua requisitoria aveva sostenuto che non «sussistono elementi» per configurare il falso in bilancio. Il magistrato si era a lungo soffermato sulla questione della soglia di procedibilità del reato di false comunicazioni sociali, ritenendo che il deficit della valutazione della riserva sinistri Fonsai rientrasse nella «soglia di non procedibilità».