la Repubblica, 17 dicembre 2015
Tags : Bruno Vespa • Elezioni Comunali 2016 • Silvio Berlusconi
Berlusconi vuole candidare Bruno Vespa come sindaco di Roma
Nell’ora buona di domanda e risposta sotto i riflettori e le telecamere della tradizionale presentazione del libro di Bruno Vespa, Silvio Berlusconi si è guardato bene dal raccontare al giornalista-scrittore quel che ha rivelato 24 ore prima a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ovvero che nella disperata caccia a un candidato per Roma, il suo pallino si è fermato proprio sul conduttore di “Porta a Porta”. «Lo sto facendo testare dai sondaggi – ha spiegato ai due leader di Lega e Fdi ricevuti ad Arcore martedì sera – Sarebbe un’ottima soluzione, se lui accettasse». Già, perché, come ha rivelato il Cavaliere, il diretto interessato non sarebbe stato nemmeno informato. Vespa – inconsapevole davvero o meno – una domanda su come finirà a Roma e Milano l’ha pure piazzata, al Tempio di Adriano. Con vaga risposta del leader di Forza Italia: «Decideremo nei primi mesi del 2016». Se è per questo, Berlusconi ha raccontato ai due giovani leader di centrodestra che sta facendo testare sempre per la Capitale anche il generale Leonardo Gallitelli, comandante generale dei Carabinieri dal 2009 al gennaio di quest’anno. E questo dà la misura dell’impasse in cui è impantanato il centrodestra. La Meloni ha ribadito l’altra sera a cena che lei preferirebbe non correre, compirebbe il passo solo se «costretta» dall’assenza di qualsiasi alternativa. Ma ancora una volta ha confermato il veto irremovibile su Alfio Marchini. E tanto è bastato – raccontano anche da fonti forziste – per far archiviare una volta per tutte la candidatura dell’imprenditore che pure tanto piaceva all’ex premier: «È troppo divisivo». Quanto a Milano, Berlusconi a Vespa rivela di avere in programma «in settimana un incontro con Stefano Parisi, che è stato city manager che consigliammo ad Albertini». Figura non di grande notorietà che, a quanto sembra, avrebbe in realtà già declinato l’offerta. Il leader forzista tornerà alla carica. E intanto stronca di fatto (e in pubblico) la candidatura di Alessandro Sallusti: «Con grande generosità si è messo a disposizione, ma ha anche esplicitato che la sua disponibilità può essere ritirata ove trovassimo un candidato che ritenessimo capace di vincere». Come dire: lui non lo è. Ma tra la consueta accusa a Giorgio Napolitano («Mi impose lui ne 2011 le dimissioni») e l’attacco a Renzi («Non siamo in democrazia, suo governo illegittimo, fossi in Mattarella scioglierei le Camere»), il leader di Forza Italia si è lanciato in un endorsement più spinto del solito in favore dell’imprenditore Diego Della Valle. Confermando le voci che vogliono Berlusconi sempre più tentato dal sostenere la «discesa in campo». «Sceglieremo il candidato premier con un accordo o con primarie molto regolamentate – è la premessa non scontata – Della Valle? Non posso designarlo solo io, ma non è certo un avversario. Magari scendesse in campo e facesse le scarpe alla sinistra». E giù applausi della claque di una sala, che pure non è più quella gremitissima degli anni d’oro. Berlusconi ad ogni modo c’è, con lui bisognerà fare i conti. «Ma prenderò una decisione sul mio ruolo quando la corte di Strasburgo darà la sentenza sulla corte di Cassazione».