la Repubblica, 17 dicembre 2015
Tags : Corte Costituzionale
Fumata bianca alla Consulta. Cosa cambierà dentro la Corte con i tre nuovi giudici
Finalmente, alla Consulta, i giudici potranno stare a casa per un raffreddore. Finisce l’incubo della presenza obbligatoria che ha impensierito per mesi il presidente Alessandro Criscuolo, creando più di un pettegolezzo sulla salute delle alte toghe. Ricostituito il plenum, si guarda con meno preoccupazione alle questioni già in programma per i prossimi mesi, dalla legge Severino che torna per il governatore De Luca, alle pensioni, alla sorte degli embrioni scartati, per finire con la questione più importante, il test sulla costituzionalità dell’Italicum. Sia che Felice Besostri convinca qualche tribunale a spedirlo alla Corte nei prossimi mesi, sia che giunga per l’ordinaria e prevista verifica alla sua entrata in vigore a fine anno, la nuova legge elettorale sarà la cartina dei nuovi equilibri alla Consulta.Ma eletti i nuovi giudici, la Corte è diventata più di sinistra o, come lamenta Berlusconi, non ha neppure un rappresentante della destra? Innanzitutto un fatto è certo, un giudice designato dalla destra, proprio dall’allora Pdl, c’è, ed è l’avvocato di Brescia Giuseppe Frigo, il famoso legale del sequestro Soffiantini. Come certamente fa capo alla destra Nicolò Zanon, costituzionalista milanese scelto da Napolitano l’anno scorso, appena uscito dal Csm, dove a mandarlo era stato il Pdl. Lo descrivono in sintonia con gli alfaniani, e certo Zanon, nelle sue uscite pubbliche, non ha mai nascosto le sue idee conservatrici.Corte di destra o di sinistra allora? Innanzitutto una Corte che, fino all’autunno del 2017 resterà uguale a se stessa. Perché solo tra ottobre e novembre del 2017 sono previste le uscite del presidente Criscuolo, magistrato eletto dalla Cassazione, area Unicost, e di Frigo. Dunque è possibile incrociare i nomi dei giudici con le questioni più rilevanti da decidere per capire se il premier Renzi, come in passato ha tuonato Berlusconi, deve temere le mosse della Corte. Proprio la necessità di mandare lì uomini fidati in vista dello scontro sull’Italicum ha bloccato per mesi le tre nomine, ha portato il Pd a fare quadrato sul costituzionalista Augusto Barbera, che ha difeso la riforma Boschi e la legge elettorale e viene considerato l’uomo che prenderà posizione a favore del governo contro chi, all’opposto, si prefigge di affondare Italicum e riforma costituzionale. Ma Barbera dovrà certamente vedersela con Giuliano Amato, il dottor Sottile che certo, dopo lo stop di Renzi per il Colle, non è animato da buoni sentimenti verso il premier. Tant’è che gli viene attribuita la regia che, a maggio scorso, ha portato la Corte a schierarsi contro il governo sulle pensioni, mettendo Padoan e lo stesso Renzi in grave difficoltà. Peraltro, a firmare la sentenza è stata la giuslavorista Silvana Sciarra, votata proprio dal Pd.Ad oggi, all’area di sinistra, si può accreditare, con la Sciarra, anche il giudice Daria de Pretis (sua la sentenza che ha promosso la legge Severino), moglie dell’ex deputato Pd e ora direttore generale dell’Olaf Gianni Kessler, nominata anche da lei da Napolitano. La storia e gli scritti del neo eletto Franco Modugno, primo giudice che entra alla Corte per M5S, lasciano immaginare che certo le sue opzioni saranno progressiste. Come, all’opposto, saranno influenzate dall’ideologia cattolica quelle di Giulio Prosperetti, il professore che ha lavorato con Leopoldo Elia e Gino Giugni, ma è anche giudice d’appello in Vaticano nonché sensibile alla politica di Confindustria.Maggioranze e minoranze, ovviamente, saranno diverse sulle singole questioni, ma c’è da giurare che Prosperetti, sugli embrioni, si farà portavoce delle tesi cattoliche. Sarà attento agli equilibri «da contemperare», come ama dire, il presidente Criscuolo, com’è scontato che da giudici come Paolo Grossi, un conservatore liberale, l’ex Corte dei conti Aldo Carosi, il consigliere di Cassazione Mario Morelli e l’ex presidente del Consiglio di Stato Giancarlo Coraggio, arriveranno interpretazioni centriste. Al piccolo drappello della sinistra si può iscrivere il penalista Giorgio Lattanzi, ex Cassazione, mentre si muove con grande cautela Marta Cartabia, un’allieva di Valerio Onida, portata da Napolitano, che potrebbe diventare in futuro la prima presidente donna della Consulta.