Il Sole 24 Ore, 16 dicembre 2015
Telecom-Vivendi: 2 a 0 per i francesi. Nel consiglio i quattro candidati di Bolloré
«Unità di comando». Con questa direttiva inizia l’era di Vivendi nel board Telecom, secondo quanto promesso ieri dal ceo della media company francese, Arnaud de Puyfontaine. La partita assembleare – presente il 55,66% del capitale – si è chiusa con un 2 a 0 a favore del gruppo presieduto da Vincent Bolloré che ieri ha fermato, da minoranza di blocco, la conversione delle azioni di risparmio e ha ottenuto, in maggioranza, l’ingresso in consiglio dei quattro candidati proposti: il ceo Arnaud de Puyfontaine, il chief operating officer Stéphane Roussel (nonché ex ceo dell’operatore mobile Sfr, ceduto a Patrick Drahi), il direttore finanziario Hervé Philippe e l’indipendente, ex manager di Areva, Felicité Herzog, tutti e quattro schierati in prima fila con le cuffie per seguire l’assemblea che si è chiusa dopo sette ore dal fischio d’avvio.
La conversione delle risparmio, nei termini approvati all’unanimità dal board nella formazione a 13, ha ottenuto il sì del 62,5% del capitale presente (34,7% del capitale ordinario). Ma l’astensione, preannunciata venerdì sera dal primo azionista non ha permesso di raggiungere il quorum deliberativo previsto per le assemblee straordinarie, pari ai due terzi del capitale presente.
Tutti gli istituzionali, rappresentati per delega dall’avvocato Dario Trevisan con oltre il 34,6%, hanno votato a favore della conversione. Vivendi si è astenuta con il 20,1% rispetto al 20,5% di cui è in possesso (distribuito tra tre società) e un altro 0,8% del capitale ha votato contro, ricomprendendo forse lo 0,79% con il quale si è presentata all’adunanza la Cdp francese, azionista stabile della media company transalpina.
Sull’allargamento del consiglio da 13 a 17 componenti e la nomina dei suoi quattro amministratori, Vivendi ha invece ottenuto la maggioranza del 52,9%, vale a dire l’appoggio del 29,4% del capitale che, tolta la propria quota e quella della Caisse de depots et consignations, rivela che la campagna di “sensibilizzazione” dell’azionariato è riuscita a convincere più dell’8% del capitale. Secondo indicazioni di mercato si tratterebbe in buona misura di hedge fund franco-canadesi, di cui almeno in parte con titoli avuti in prestito. Una mappatura più precisa del voto sarà possibile a gennaio, quando saranno pubblicati i verbali dell’assemblea. I quattro consiglieri resteranno in carica fino al termine del mandato del cda nella primavera 2017.
Unica “sconfitta” per la squadra transalpina, il no, a maggioranza risicata, alla richiesta di svincolo dal divieto di concorrenza. L’area di sovrapposizione riguarderebbe Daily Motion di Vivendi e Tim Vision di Telecom e non dovrebbe costituire un impedimento all’accettazione della nomina da parte dei quattro consiglieri. In questo senso il commento a caldo del presidente Giuseppe Recchi («non prevedo grossi problemi»), ma l’ufficio legale della Telecom già ieri sera era al lavoro per esaminare la situazione in vista del consiglio che si riunisce oggi per la prima volta con i rappresentanti del socio francese. All’ordine del giorno della riunione, già in calendario da tempo, l’approvazione delle linee guida del piano industriale. Che non cambierà, hanno assicurato sia l’ad Marco Patuano che il presidente Recchi. Patuano ha precisato che l’obiettivo sul mercato domestico è la stabilizzazione dell’Ebitda nel 2016, al netto delle partite straordinarie.
«Ci dispiace per la mancata conversione – ha dichiarato Recchi terminata l’assemblea – ma toccava agli azionisti decidere». Recchi ha ribadito che il consiglio ha colto un’opportunità che era nell’interesse di tutti gli azionisti e che il road-show per illustrare l’operazione aveva ottenuto un ampio consenso sul mercato. Nonostante De Puyfontaine abbia ribadito anche ieri che Vivendi non è contraria alla conversione, ma che vuole rivederne i termini, sarà molto difficile riproporla con questo consiglio. Le condizioni fissate, approvate all’unanimità dal board, sono state infatti vagliate da due advisor finanziari, Citi ed Equita, dalla Kpmg consultata da Trevisan, che è anche rappresentante unico degli azionisti di riparmio, mentre è stata chiesta una fairness opionion a Ubs e al professor Roberto Tasca di Bologna. Che hanno concluso, ha rivelato Patuano in assemblea, che semmai il concambio era leggermente favorevole alle azioni ordinarie, non il contrario.
Numerosi in assemblea gli interventi dei piccoli azionisti/dipendenti a partire da quello del presidente Asati Franco Lombardi – presenti in tutto con lo 0,5% del capitale – che hanno fatto considerazioni di buon senso. Il consiglio considera ancora un arricchimento l’ingresso dei rappresentati del primo socio che ha bocciato la proposta del cda senza fornire un’adeguata analisi finanziaria a riguardo?, è stato chiesto. Ma anche è stato chiesto perchè nessuno si sia dimesso per far spazio a un azionista che ha il 20% e come sia stato possibile arrivare alla situazione in cui si è arrivati, facendo saltare un’operazione attesa da anni dal mercato. «Prendo atto della scelta del socio di Vivendi di ritenere non congruo il rapporto di conversione e della sua possibilità di impedire l’assunzione della deliberazione attraverso l’esercizio di un voto astenuto. Pur essendo in sè la valutazione legittima, mi permetto di non essere concorde in alcun modo con la tempistica attraverso la quale la scelta è stata comunicata», aveva detto nel suo intervento Trevisan. Così come, Trevisan ha criticato «tempistica e modalità» con le quali è stata formulata la richiesta di integrazione del cda, che ha creato «incomprensioni e divisioni che si sarebbero potute evitare».