Corriere della Sera, 16 dicembre 2015
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Per i dipendenti di Forza Italia, ormai senza soldi, arrivano le lettere di licenziamento
Alle 17.20 di lunedì gli 81 cassintegrati della sede nazionale di Forza Italia hanno ricevuto una burocratica mail. Tre righe appena inviate per ordine di Mariarosaria Rossi, amministratrice unica del partito e plenipotenziaria di Silvio Berlusconi. Oggetto: «Comunicazione importante per tutti i dipendenti...». Testo: «Con la presente si comunica l’avvio della procedura di licenziamento collettivo dei dipendenti ai sensi del decreto legge 149/2013 convertito in legge del 21 febbraio 2014». Si tratta della legge che ha abolito gradualmente il finanziamento pubblico ai partiti. La notizia del licenziamento collettivo dei dipendenti di Forza Italia «non è stata un fulmine a ciel sereno», spiega una impiegata nella sontuosa sede di piazza San Lorenzo in Lucina che dovrebbe essere riconsegnata ai proprietari il 31 dicembre.
Poi, ieri, la tesoriera Mariarosaria Rossi ha voluto informare gli eletti di Forza Italia. Cercando di indorare la pillola: «Cari amici, con profondo rammarico Vi comunico di essere costretta a dare avvio alle procedure di licenziamento collettivo dei nostri dipendenti, notificandole al ministero del Lavoro e alle Rappresentanze sindacali». Segue una notazione sul destino degli impiegati tra i quali molti hanno famiglia: «È grande, naturalmente, l’afflizione di dover licenziare i nostri leali e qualificati collaboratori. Abbiamo provato in tutti i modi in questi ultimi dodici mesi per evitarlo. Inutilmente. Perché l’apertura della procedura di licenziamento si è posta come atto dovuto. Potrà essere modificata in futuro solo se, con la collaborazione della organizzazioni sindacali, si dovessero trovare soluzioni alternative oggi non ipotizzabili».
I dipendenti di Forza Italia – trasferiti nel 2013 da via dell’Umiltà a piazza San Lorenzo in Lucina (3.000 metri quadrati, 960 mila euro di canone annuo) – sono divisi in due gruppi. Il 1° marzo del 2014, 40 di loro sono entrati nel cono d’ombra della cassa integrazione a zero ore. Altri 41 ci hanno rimesso metà dello stipendio con la cassa integrazione al 50% che, di fatto, li ha trasformati in lavoratori part time. Nel frattempo, la sede di piazza in Lucina è diventata una cattedrale nel deserto con le sale vuote. «La senatrice Rossi? Vedevamo solo la sua macchina con l’autista... Lei no. Perché la sede è grande», riferiscono i dipendenti.
Ora il 28 febbraio del 2016, quando scadrà il primo anno programmato di cassa integrazione, è probabile che Forza Italia non voglia impegnarsi in un altro anno di Cig (sebbene il secondo step fosse stato programmato). Rischiano di più i 40 dipendenti a zero ore. Ma anche gli altri perché la senatrice Rossi ha scritto agli eletti il seguente invito: «In futuro ci avvarremo dell’aiuto volontario di tutti voi, dell’impegno generoso di tanti militanti e di gruppi parlamentari».
Come dire che la struttura organizzativa del partito fondato dal Cavaliere, sebbene leggera, davvero non c’è più.